Sarebbero 42 gli immobili abbandonati di proprietà del Comune di Bari secondo una recente stima dell’Unione Inquilini, che sceglie di aprire il suo sportello territoriale in quello che è da mesi il più discusso spazio comunale sottratto all’incuria e al degrado dal 31 maggio scorso, l’ex Mercato coperto di Poggiofranco. La città di Bari ha visto in un anno susseguirsi ben 4 occupazioni, che hanno riaperto (o forse aperto) la vertenza sugli spazi, siano essi un tetto sotto cui dormire o un luogo in cui accogliere chi ne ha diritto, piuttosto che un contenitore di cultura, politica e socialità. Il Sindaco Emiliano, che pure aveva già mal digerito l’occupazione da parte di rifugiati eritrei e somali dell’Ex- Socrate e del Ferrhotel (sebbene consapevole che la seconda accoglienza sia di competenza comunale), considera da subito la vicenda del Mercato di via Carrante come una sfida lanciata da un gruppo di “figli di papà che giocano a fare i comunisti” nei confronti del Primo Cittadino sempre in guardia contro le illegalità.
Niente luce né acqua per il Mercato Occupato in tutti questi mesi, ma la strategia “stillicidio” (o sfiancamento) non funziona. E allora con la seduta del 23 dicembre scorso la Giunta Comunale scommette sulla partita e rilancia: a breve sarà pubblicato il bando per concedere “immobili, terreni e fabbricati di proprietà comunale a privati, cooperative ed associazioni per finalità sociali e assistenziali”. Con una sorpresa inaspettata. Insieme al Mercato di Via Carrante, la gara deciderà le sorti di altri luoghi simbolo della città di Bari, che tante energie volontarie hanno mobilitato nel tentativo di immaginare e progettare per gli stessi un destino diverso dall’abbandono o dalla trasformazione in megaparcheggi: impossibile non notare nell’elenco la Caserma Rossani.
L’orientamento della Giunta risulta già chiaro dall’ “Avviso pubblico, estratto ed elenco” approvati in seduta: otto immobili e sei terreni (in primis, appunto, Caserma Rossani, Mercati coperti di via Cagnazzi e via Carrante, ex Centrale del Latte in viale Orazio Flacco), cui potranno aggiungersi altri siti segnalati dai cittadini, concessi per un numero di anni non superiore a 19, dopo i quali “i beni rientreranno nella piena disponibilità del Comune, senza che nulla sia dovuto al concessionario o al locatario”. Gli immobili saranno assegnati a chi effettuerà “interventi di restauro di maggior pregio” nel minor tempo possibile, secondo progetti “vagliati da una apposita commissione comunale, che li approverà a proprio insindacabile giudizio”.
Il contratto con l’amministrazione comunale prevederà un’apposita clausola per cui, qualora la stessa abbia la necessità di tornare in possesso del bene, “l’immobile o il terreno verrà prontamente rilasciato senza riconoscimento alcuno delle opere effettuate dal soggetto assegnatario”. Oltre alla portata dell’investimento finanziario, dei concorrenti si valuteranno “storia e struttura organizzativa, coerenza con le attività per le quali viene chiesto l’affidamento dell’immobile, funzione riconosciuta, nel tempo e nella città, come rilevante per fini pubblici o per l’interesse collettivo dalle vigenti leggi, dallo Statuto Comunale o dai Regolamenti”.
Il bando prevederà, inoltre, canoni agevolati per le associazioni no profit, o da “scalare” dalle spese di ristrutturazione sostenute. Sono esclusi dalla gara tutti quei “soggetti che siano incorsi in reati contro il patrimonio pubblico o occupazioni abusive”. E su quest’ultimo punto l’Assessore al Patrimonio del Comune di Bari, Gennaro Palmiotti, parla chiaro: “i ragazzi che occupano il Mercato dovranno uscire dallo stabile e costituirsi in associazione, per poi concorrere per un box con le altre associazioni”. Una divisione in lotti, dunque, per cui gli occupanti potranno ottenere solo “la giusta metratura”. “Se così non faranno”, avverte l’Assessore, “la Giunta procederà di conseguenza”.
Un invito a “rientrare nella legalità” che non ha particolare appeal: difficile per le associazioni farsi carico delle spese di ristrutturazione e dei costi di manutenzione per strutture così grandi e non certo in buone condizioni. E come fare a competere con i privati, nella logica del maggior investimento nel minor tempo possibile? “I privati non parteciperanno, a fronte di canoni così esosi”, replica Palmiotti, “immagino piuttosto che questi luoghi vengano popolati da cooperative che riscoprano antichi mestieri, come i cartapestai, o che valorizzino la cucina barese”.
La ex-Centrale del Latte, invece, stando alle anticipazioni dell’Assessore, andrà ceduta all’Università di Bari, in cambio di una parte della ex-Manifattura Tabacchi; ma è sulla Caserma Rossani che si concentrano gli interessi maggiori. “Sulla Rossani è un altro discorso”, non nasconde l’Assessore, “lì ci aspettiamo progetti grossi”.
Tante le perplessità e le richieste di correttivi da apporre allo schema di bando da parte di associazioni e comitati, che, però, intanto mantengono bocche cucite e occhi vigili, in attesa di valutarne il testo definitivo.
Silvia Dipinto