Quest’anno sono stati prodotti smartphone molto interessanti, ma non tutti sono provenienti da brand a noi familiari. I produttori cinesi costruiscono device sempre più allettanti, mentre aziende come Samsung hanno riportato un declino del 27% nel profitto operativo per il secondo trimestre del 2014. Android One sembra destinato a rafforzare il mercato mid-range in India, ed Apple sta sperando di recuperare mercato grazie al trend “phablet” (iPhone 6 Plus, ndr) .
I produttori cinesi si stanno sempre più affacciando verso i mercati occidentali, minacciando i più blasonati produttori di smartphone. Conosciuti in passato per produzioni di dubbia qualità, alcuni fra i top di gamma cinesi sono ultimamente equiparabili ai device dei brand più blasonati; ciò è dovuto principalmente alla creazione di terminali con hardware di ultima generazione associato però a una politica dei prezzi molto aggressiva. Ad esempio uno degli ultimi terminali prodotti dalla Xiaomi, il Mi-Two, pur essendo dotato dello stesso processore (un quad-core Snapdragon S4) e della stessa GPU (Adreno 320) montati su altri terminali di altri competitor, costa in media, sul mercato cinese, circa il 50% in meno.
I dati raccolti indicano che in Europa e Nord America si vive una fase di saturazione del mercato smartphone, dove i nuovi device migliorano i precedenti solo marginalmente, infatti, le novità introdotte dalle nuove generazioni non sembrano convincere gli utenti a cambiare dispositivo.
Nel corso degli ultimi 18 mesi l’ecosistema Android è diventato sempre più diversificato, con più di 10 marche che ora occupano la quota combinata del mercato degli smartphone. I brand più conosciuti nel mercato occidentale (Motorola, LG, Samsung, Apple, Sony, HTC) non crescono più, oppure marginalmente. Mentre alcuni utenti hanno l’impressione — giustificata — che l’innovazione sugli smartphone si sia ristagnata negli ultimi anni, le grandi marche, come Samsung, Apple, LG e Sony, dominano ancora i mercati in Nord America e in Europa. Tuttavia, le stesse Apple e Samsung sono cresciute entrambe di appena il 9% rispetto all’anno precedente, con la sudcoreana che ha anche registrato un calo delle spedizioni di device del 27% in Europa.
I cinque maggiori brand oggi, dal 2011 (interno) a Q2 2014 (esterno)
I cinque maggiori brand oggi, dal 2011 (interno) a Q2 2014 (esterno)
Nota positiva per LG (grazie agli smartphone G2 e G3) che è stata la miglior performer in Nord America nell’ultimo trimestre e, in termini di crescita, è riuscita ad aumentare la propria presenza sul mercato dell’11,9%.
Nei mercati asiatici, latino-americani e mediorientali notiamo come Samsung occupi una posizione ancora più dominante, meno che in Europa e Nord America. La quota di mercato della casa di Cupertino sta rapidamente e inesorabilmente calando. Alla fine del 2013 Apple ha comunque mantenuto una quota complessiva del 33,8%, ma quest’ultima non vale nulla se confrontata con il 50% abbondante del 2011, a causa del prezzo non competitivo e la mancanza di diversificazione dei suoi device.
Nel mercato asiatico (che è quello più ambito) succede l’esatto opposto di ciò che Samsung, Sony, LG e altri produttori rinomati sperano: i consumatori guardano sempre con più interesse a brand come Huawei, ZTE, Oppo, Meizu e Xiaomi (che in Cina è il produttore numero uno in assoluto, grazie ad un prezzo (basso), design ispirato ai modelli più famosi, personalizzazioni per il mercato locale. Così il ruspante brand degli smartphone Made in China ha raggiunto e superato il colosso coreano — Samsung, ndr –). Xiaomi ha venduto 18,7 milioni di smartphone nel 2013, circa il 160% rispetto all’anno precedente e molto oltre rispetto al target iniziale fissato a 15 milioni di unità. La società stima in 60 milioni le unità da distribuire nel 2014, che diventeranno 100 milioni il prossimo anno. Solo nel primo trimestre del 2014 Xiaomi ha già piazzato 11 milioni di smartphone sul mercato.
Ad innalzare le vendite di dispositivi Android sono i due mercati cinese e indiano, in pieno boom; in cui, però, i nomi più apprezzati in Europa e America faticano a sfondare, a differenza degli OEM cinesi, che sono la presenza più forti in questi territori. Le motivazioni di tale crescita sono riconducibili ai prezzi più vantaggiosi dei “cinafonini“, i quali hanno il medesimo hardware degli smartphone dei produttori occidentali, che ormai non riescono più a giustificare il prezzo così elevato dei propri prodotti.
Il grafico sottostante mostra trimestre su trimestre variazioni nelle vendite dei vari brand produttori di smartphone.
Blackberry e Nokia sono costantemente in declino negli ultimi anni. Nonostante un 2013 aperto con grandi ambizioni, con la dirigenza pronta a riconquistare il settore mobile grazie ad un nuovo sistema operativo, il fatturato di Blackberry ha continuato a calare. Un fallimento dovuto a una serie di motivi tra cui l’agguerrita concorrenza e un mercato sempre più esigente e in continua evoluzione.
Dove vogliono (e possono) arrivare questi agguerritissimi produttori cinesi di smartphone? Fateci sapere la vostra opinione nella sezione commenti.