MERCENARIO di Giorgio Rapanelli e Ippolito Edmondo Ferrario

Creato il 02 gennaio 2015 da Paolo Franchini

Per quale motivo ho fatto il mercenario?

Non per denaro, poiché guadagnavo molto bene in un posto di responsabilità in una compagnia commerciale francese che operava in Africa occidentale. Dopo qualche anno d’Africa sarei stato trasferito a posti di maggiore responsabilità a Manchester, o a Parigi, o negli USA. E’ stato il mio destino a portarmi in Congo, addestrarmi militarmente con i parà belgi per assecondare il mio spirito di avventura?

Poi, iniziai a combattere con i mercenari. Li definisco così, e in tal maniera mi autodefinisco, solo perché è la definizione comune che ci danno giornalisti e storici, e che la gente conosce.

Il Quinto Commando, in cui ero inquadrato, era comandato da ufficiali britannici, rodesiani e sudafricani. Erano anglosassoni, e la disciplina militare era quella dell’esercito britannico: dura e spietata.

Dopo più di quarant’anni di assoluto silenzio Tullio Moneta, uno dei grandi protagonisti dell’epopea dei mercenari in Congo, torna a parlare di una delle pagine più controverse e dimenticate della storia africana del secolo passato. Divenuto mercenario quasi per caso, dimostratosi uno dei combattenti più capaci nel celebre Quinto Commando, quello dell’Oca Selvaggia, Tullio è stato anche attore in alcuni film d’azione, consulente militare e l’unico italiano tra gli organizzatori del tentato golpe alle isole Seychelles nel 1981.

In queste pagine Tullio ripercorre con assoluta dovizia una storia di imprese e missioni militari che abbracciano un arco di tempo di quasi vent’anni.


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