Il mese di sospensione degli aggiornamenti di questo sito non è un caso.
Abbiamo avuto bisogno di osservare, riflettere, tentare di capire. Ci siamo riusciti? Abbiamo qualche dubbio in merito.
Mentre scriviamo queste righe, sono ancora dolenti le ferite dell’essere stati trascinati – noi che digitiamo come chiunque abbia seriamente a che fare con il burlesque in Italia – in una serie di diatribe di cui non facciamo parte.
Al di là delle scaramucce tra poli televisivi che hanno assunto toni, francamente, ben lontani da quelli che ci appartengono, la cosa peggiore è trovarsi coinvolti nella battaglia che ha come argomento la mercificazione del corpo femminile. Non è il caso, in questa sede, di fare nomi, recriminare, rispondere per le rime: stiamo diventando un paese (sì, con la p minuscola, nel 150° della sua unità) di opinionisti buoni a sbraitare le proprie idee, ma incapaci di ascoltare; quindi sarebbe proprio inutile tentare di scornarsi direttamente con chi ha clamorosamente sbagliato bersaglio.
Ma una cosa ci sentiamo di dirla, anzi di citarla. Una – perché di più non sarebbe ascoltata – ma fondamentale.
Dirty Martini, nel film Tournée, spiega che
Il neo-burlesque è una donna che si esibisce per le donne, così l’uomo non la tiene più sotto controllo.
Se qualcuno è ancora convinto che il neo-burlesque abbia a che fare con la mercificazione del corpo femminile, allora fa parte della schiera di chi non ascolta. E, probabilmente non vede e non pensa. E altre cose.
Passo di proposito alla prima persona singolare. Come tante colleghe e colleghi, ho trascorso gli ultimi anni contribuendo alla diffusione italiana di questa forma di spettacolo, aiutando il pubblico a comprendere il suo vero significato. A giudicare dal risultato, non ho fatto abbastanza. Quindi, mi scuso e faccio un passo indietro.