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Mercoledì 30 maggio - "La tavolozza di Ubu" di CARMINE DELLA CORTE
Creato il 23 maggio 2012 da CaffeletterariolugoMercoledì 30 maggio alle ore 18,00 all’Hotel Ala d’Oro di Lugo inaugurazione della mostra pittorica “La tavolozza di Ubu” di Carmine della Corte.
"Digerite questa!" (di Ivano Nanni) Provate a guardare la pancia di quel buffo ometto che risponde al nome di Ubu, un re davvero improbabile con al centro della pancia una girandola, un vortice ombelicale, o rotatoria vertiginosa e ammaliante che a guardarla un po' di più ti gira il boccino e non capisci più niente; è tutto concentrato lì, partendo da quel punto si può anche dire che questa cosa della Patafisica è intrigante perché più che un fenomeno intelllettivo è di gran lunga un fenomeno digestivo. Perciò viene da dire che le cose patafische che possono essere come queste, dei disegni o dei collage, ma anche delle poesie e tantissimi scritti, sono tanti ritagli che messi insieme fanno dei curiosi ingarbugli dove chi si orienta è bravo. E tutte queste cose non devono essere spiegate, a parte che ci può essere chi le spiega, ma è un impegno arduo farlo, non possono essere spiegate come fossero macchine utensili con il loro bravo libretto di istruzioni, tanto non serve a niente perché magari leggere il libretto imbroglierebbe ancora di più tutta la materia, e allora diventerebbe davvero divertente rimanere in mezzo come Dante nella selva oscura, anche se qualcuno si spaventerebbe. Dunque, non tanto per finire il discorso, perché con le cose patafisiche il discorso si può dire che non è mai finito anche perché non è mai davvero iniziato, si può dire che è sempre tutto sul piatto che gira e rigira suonando una canzone sempre diversa, ma se uno volesse spiegare certe cose, come queste cose strane allora potrebbe dire certamente sembrando un folle, che queste cose sono apriscatole, vale a dire specie di grimaldelli grafici, iperboli che non nasçono da una ponderata digestione di libri e libracci, ma da una improvvisa esigenza di curarsi una malattia. Queste cose sono estemporanee misure di prevenzione contro la depressione, sono una personale cura contro la malattia del sonno e dello stato vegetativo contro il quale ognuno lotta come può, e chi può disegnare lo fa, e tutto questo sarebbe una buona scuola per tutti. Perchè è davvero strano che siano ancora poche le persone che non partono per una loro personale avventura dentro a un fatto che gli è capitato, e qualunque cosa può andare bene per iniziare senza sperare di arrivare in fondo o di dire delle cose epocali che fanno tremare il mondo. Si tratta di maneggiare certe matasse di materiali eterogenei, come può essere lo scarto che gli altri fanno, qualcuno potrebbe dire l'immondizia, e questo può anche essere un'opportunità di riciclaggio etico di residui, e tutta questa marginalità materiale potrebbe diventare una nuova cosa tutta originale, e non la chiamo "Opera" perché già questa è una convenzione che scatta quando critici e artisti, ma specie i critici si mettono d'accordo su cosa chiamare opera e cosa non chiamare opera, e allora la cosa migliore da fare è lasciare tutto nell'indistinto e chiamare come si chiama quello che non ha nome certo, appunto una cosa. In ogni caso se proprio vogliamo essere critici, cioè fare i critici e dare dei nomi a delle cose che non si capiscono bene, cioè a tutta questa cosa ingarbugliata, qualcuno potrebbe chiamare tutto l'evento patafisico, tanto per fare il saputo, un imbriguglio, qualcosa di ibrido tra l'imbroglio e l'inghippo, la guglia, il picco, e l'imbrago, qualcosa che insieme non ci sta, eppure si trova anche e soprattuto casualmente, perché in queste ingrugli di cose patafisiche la casualità è il centro di tutta la matassa che altrimenti non si spiega se non con il gioco delle coincidenze divergenti, (quante cose abbiamo imparato dalla poltica). Tutta questa “improvvisata", è tutto l'evento patafisico che è spontaneo e digestivo, cioè avviene che dopo aver mangiato molta roba e della più diversa facendo una pancia enorme di ogni cosa, allora tutto quello che eccede, vale a dire l'eccedenza, è il garbuglio che nasce dalle cose che premono dentro per venire fuori, ed escono nelle circostanze più insolite e nelle forme più strane e imprevedibili come collages, come scarti e ritagli, come roba che andrebbe buttata al macero e invece viene adottata come si fa con i figli degli altri che sono stati dimenticati e queste cose diventano altre cose che diventano altre cose, e via cosi in un giro o girandola continua di scarti e riciclaggi di cose, finché qualcuno non si stanca e butta tutto al macero compreso questo articolo scritto sulle cose che vanno al macero. Perché tutto perde consistenza eccetto “la merdre" che pensa al mondo e lo fa a sua immagine e somiglianza, che all'inizio ha una sua consistenza e poi lentamente per via della quantità che è molta, tutta quella roba si squaglia e diventa una roba inguardabile, un fango, una minaccia, una profezia di annientamento. E tuttavia nelle cose patafische dove il gusto per il disorientamento è lampante, dove tutte le bussole impazziscono il Pellegrino statico, l'inerte bradipo delle consulenze impossibili, parte per il suo viaggio con una valigia che non ha nessuna ragione di esistere come valigia, come utensile non serve, è solo un appendice delle sue carte bislacche da giocare appena può, un gran mucchio di carte e disegni e ritagli è tutta una ratatouille, o fricandò di immagini e tra le pieghe e dentro alla giduglia del folle Ubu, che sta nelle carte e nei disegni, ci sta anche chi quei disegni ha disegnato. Il compagno Jarry
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