Caro Direttore,
é normale che i limiti di legge per le emissioni al camino vengano rispettate. Il contrario sarebbe appunto “inammissibile”. Diossine, furani e metalli pesanti sono sostanze che si accumulano nella catena alimentare ed hanno un’emivita molto lunga, cioè, una volta assorbite, impiegano molto tempo (anni) per essere eliminate. Si comportano da interferenti endocrini, vale a dire “mimano” l’azione degli ormoni naturali interferendo e disturbando funzioni complesse e delicatissime quali quelle immunitarie, endocrine, metaboliche e neuropsichiche. Ne possono derivare disturbi riproduttivi, endometriosi, anomalie dello sviluppo cerebrale, diabete, malattie della tiroide, danni polmonari, metabolici, cardiovascolari, epatici, cutanei e deficit del sistema immunitario. Inoltre, l’esposizione a diossine è correlata allo sviluppo di tumori (linfomi, sarcomi, tumori a fegato, mammella, polmone, colon). Il rispetto dell’attuale limite di legge non garantisce la protezione della salute umana, ma rappresenta un compromesso fra esigenze produttive e tutela della salute stessa. Anche per molte altre sostanze i limiti sono stati abbassati nel corso degli anni (es. : arsenico, benzene, ecc). Più interessante per questo tipo di sostanze è il bilancio di massa, vale a dire la quantità totale degli inquinanti emessi da ogni sorgente e non solo la loro concentrazione nell’aria che esce dal camino. Le emissioni di acciaierie con forno elettrico sono stimate (a seconda del materiale trattato e dei sistemi di abbattimento)in alcuni grammi di diossine per milione di tonnellate di acciaio prodotte. Sembrerebbe una quantità piccola, ma occorre considerare la loro elevata tossicità, tanto che si ritiene tollerabile l’introduzione giornaliera di soli 2 picogrammi di diossina per kg di peso corporeo (1 pg = un miliardesimo di milligrammo). Sono noti negli ultimi 15 anni numerosi casi di contaminazione di varie matrici (latte, uova, mangimi, fauna ittica, …) nonché casi recenti di inquinamento da diossine, furani e PCB da parte di acciaierie di seconda fusione (vedi i casi di Brescia, Taranto, Valsugana, Val di Susa). Inoltre, è vivacemente dibattuto il limite da adottare per le diossine emesse da acciaierie: 0,5 ng/m3 per Regione Lombardia; 0,1 per la C. E. (che considera le acciaierie di seconda fusione al pari degli inceneritori), limite che entrerà in vigore in Italia nel 2015. I cittadini parlano giustamente del limite “europeo” di 0,1 e non di quello adottato da Regione Lombardia. Come vediamo un paio di rilievi del 2009 (secondo tabella pubblicata dal quotidiano La Provincia) superano comunque gli 0,1 ng/m3 (0,16), e quindi non sono “ben al di sotto” del limite di legge. Invece di criminalizzare i cittadini, le Istituzioni a nostro avviso, dovrebbero comprendere i timori della popolazione e tutelarla con indagini autonome (reti di monitoraggio, matrici alimentari, indicatori di bio-accumulo, ecc.), come già avvenuto a Brescia e Trento, dove si effettuano dosaggi sugli ortaggi, sulle polveri depositate nel perimetro degli stabilimenti, nei sedimenti fluviali, nella fauna ittica, ecc.. Due rilievi all’anno al camino, non sono sufficienti per caratterizzare l’impatto ambientale e sanitario di questo tipo di emissioni. L’affermazione dei sindacati sulla salute dei lavoratori non ha validità scientifica in assenza di indagini epidemiologiche appropriate, di cui andrebbero resi noti i risultati in forma anonima. Riteniamo pertanto che l’informazione dei lavoratori e dei cittadini non sia stata diffusa correttamente e che ciò sia la causa principale delle incomprensioni e delle tensioni in atto.
Mercoledì incontro a Spinadesco sul dramma della diossina e del rumore dell’Arvedi. Legge rispettata ma le piccole emissioni preoccupano. Si progetta una rete di cittadini ad ampio respiro per contare di più
Creato il 17 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignaniPotrebbero interessarti anche :
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