Credit: John Hopkins APL
Mercurio, il pianeta del nostro Sistema Solare più vicino al Sole, svelato in questi anni ultimi anni dalla missione della NASA MESSEGER (MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry, and Ranging), continua a riservare sorprese.
Secondo un nuovo studio la superficie che vediamo oggi sarebbe vecchia solo di 4 - 4,1 miliardi di anni, mentre le origini del pianeta dovrebbero risalire alla nascita del Sistema Solare: i primi 400 - 500 milioni di anni di storia sarebbero stati cancellati.
La superficie di Mercurio è piuttosto complicata e già le prime immagini della Mariner 10 avevano mostrato lisce pianure e crateri dall'origine poco chiara: la loro datazione lo era ancor meno.
Così, un team guidato dal Dr. Simone Marchi, del NASA Lunar Science Institute, Southwest Research Institute - SwRI - Boulder, Colorado, in collaborazione con team della sonda MESSENGER, ha studiato la superficie del pianeta per capire come le colate laviche possano aver formato le pianure e come si possono esser distribuiti i materiali provenienti dai grandi bacini da impatto.
La squadra è partita proprio dai dati mappati dalla sonda MESSENGER durante il suo primo anno di missione.
Gli scienziati hanno poi integrato le informazioni in un modello, rielaborato ad hoc, originariamente sviluppato per confrontare la distribuzione dei crateri lunari con i campioni delle rocce raccolti durante le missioni Apollo.
"Uno dei principali risultati del programma Apollo è stato che quei dati ci hanno permesso di stabilire una connessione tra numero di crateri che sono stati osservati su alcuni terreni lunari e la loro vera età", ha detto Marchi. "In questo modo, abbiamo calibrato il modello e sappiamo quanti crateri devono esserci in funzione dell'età del terreno".
La simulazione mostra che per ogni cratere formato su una data superficie lunare in un anno, su una superficie simile di Mercurio se ne creano tre, nella stessa quantità di tempo.
"Mettendo a confronto i crateri misurati con il numero e la distribuzione spaziale dei bacini da impatto di grandi dimensioni presenti su Mercurio, abbiamo visto che hanno iniziato a formarsi all'incirca nello stesso momento, suggerendo una reimpostazione globale della superficie, probabilmente a causa del vulcanesimo", spiega Marchi.
Questi risultati implicano che i terreni più antichi presenti oggi su Mercurio risalgono Late Heavy Bombardment (LHB, intenso bombardamento tardivo) ossia al periodo in cui Terra, Luna, Marte e quindi anche Mercurio, sono stati pesantemente bombardati da asteroidi e comete.
Le zone più giovani risalirebbero invece a 3,6 - 3,8 miliardi di anni fa, ossia alla fine del Late Heavy Bombardment.
In questo arco di tempo la superficie del pianeta deve aver subito un rifacimento completo.
"Se la superficie più antica visibile oggi di Mercurio risale a 4 miliardi o a 4,1 miliardi di anni fa, potrebbe voler dire che i primi forse 500 milioni o 400 milioni di anni del pianeta sono stati cancellati", spiega Simone Marchi.
"Sono andati via. Non vi è alcuna traccia della superficie più antica di Mercurio, mentre ci aspettiamo che Mercurio si sia formato praticamente come la Terra o la Luna circa 4,5 miliardi di anni fa".
La causa di quanto vediamo oggi potrebbe essere stata un'intensa attività vulcanica nei primi anni di vita del pianeta. A sua volta, il vulcanesimo sarebbe stato incrementato dal bombardamento di asteroidi e comete avvenuto all'inizio della storia del nostro Sistema Solare.
La nuova dettagliata ricerca, "Global Resurfacing of Mercury 4.0-4.1 Billion Years Ago by Heavy Bombardment and Volcanism", è stata pubblicata sul numero del 4 luglio della rivista Nature.
Source Space.com: All about our solar system, outer space and exploration