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Merde, monsieur Hollande

Creato il 24 marzo 2014 da Albertocapece

l43-hollande-120719195518_bigTi sta bene caro Hollande, come sta bene a tutte le socialdemocrazie del continente che hanno tradito la loro funzione storica e il loro elettorato piegandosi supinamente ai diktat neoliberisti e rinunciando a mettere in crisi quei meccanismi monetari e istituzionali che ne consentono l’applicazione. Ben gli sta anche a quella parte della sinistra cosiddetta radicale che perseguendo una sorta di internazionalismo fuori luogo ( ma spesso funzionale alla sopravvivenza delle piccole elite di comando ) hanno regalato alla destra tutti o quasi i temi forti dell’anti liberismo primo fra tutti la questione dell’euro come strumento di divisione e di guerra continentale oltre che di distruzione dello stato sociale.

Ormai mi annoio a ripeterlo: occorre scegliere tra l’idea d’Europa e la moneta unica perché la prima dentro l’attuale contesto è incompatibile con la seconda. Per salvare l’idea di una unione continentale libera e paritaria occorre liberarsi in maniera consensuale dell’euro, se non altro come divisa corrente, potendo rimanere come punto di riferimento verso l’esterno. Naturalmente i ricchi e coloro che hanno grandi disponibilità liquide, le banche, i potentati finanziari ci perderebbero e quindi si oppongono con tutti i mezzi: le pallide socialdemocrazie, ormai persuase nella loro conversione al mercato totale, che per vincere non bisogna essere troppo a sinistra, non sono state in grado di resistere a queste sirene e ai relativi pourboire. Nella migliore delle ipotesi avevano vagheggiato e tuttora vagheggiano un compromesso: si all’euro, ma fine della politica dell’austerità, come se le due cose fossero indipendenti e prefigurando un futuro di “più Europa” dimenticando o non comprendendo che è proprio la moneta unica a enfatizzare le divisioni già grandi fra le economie del continente, ad essere strutturalmente la ragione di fratture insanabili. Hollande era stato eletto all’Eliseo proprio grazie a questa promessa, che aveva suscitato speranze anche altrove, ma non è riuscito a mantenerla in parte per il ricatto della finanza, in parte perché non proprio convinto da esse, ma soprattutto perché la promessa stessa era poco sensata e contraddittoria. Dopo appena sei mesi  il gioco si è scoperto e il povero Hollande si è rifugiato in una sorta di succedaneo del lepenismo ultra nazionalista, rinunciando a creare un fronte anti Merkel, accettando l’elemosina pelosa di un occhio chiuso di fronte agli sforamenti di deficit francesi, cercando di apparire come un partner della Germania piuttosto che un Paese in difficoltà come l’Italia e non esitando a giocare un ruolo bellicista per affermare la grandeur francese.

Il giochino non ha convinto gli elettori: perché votare socialista quando alla fine Hollande non fa nulla di realmente diverso da Sarkozy e perché accettare la farsa del partenariato fasullo con Berlino che in realtà è una subalternità?. O molto più semplicemente perché andare a votare? Ed ecco il risultato delle amministrative che sono solo un piccolo assaggio di quanto avverrà alle europee. Così grottescamente la destra conservatrice e nazionalista raccoglie i frutti di una opposizione popolare alle ricette della destra conservatrice e reazionaria mondiale,  asfitticamente adottate in Europa. Non è certo merito della Le Pen che balza potenzialmente al 45 % o del centro destra francese espressione della piccola borghesia impaurita e sedotta dall’immobilismo, tacita premessa alla speranza che  tutto torni come prima: è colpa della sinistra che non è riuscita ad esprimere un’alternativa, nemmeno tattica alle politiche liberistiche ed anzi arrendendovisi a priori e perdendo così ogni credibilità contrattuale.

E dire che da noi la lista più a sinistra è ispirata proprio al fumoso hollandismo. Ci meritiamo tanta fortuna?


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