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S’apre
la stagione che lascia vuoti molti spazi nell’informazione,
occasione imperdibile per chi è affamato di visibilità. A
settembre, sa bene, tutto ridiventerà più difficile, occorre ne
approfitti, e che si affretti, perché la concorrenza è spietata.
Con un minimo di esperienza, che di solito non manca mai a questi
coatti, la cosa si fa più facile, perché d’estate,
sarà per l’afa, i riflessi
dell’opinione pubblica diventano
ancora più meccanici di quanto non lo siano di solito, e
provocazioni che meriterebbero solo un velo di riprovazione sotto un
macigno di indifferenza riescono ad ottenere l’attenzione
cercata. In realtà è così tutto l’anno,
d’estate accade solo che tutto diventi
più evidente per l’acuirsi del fenomeno, e poco importa se si
tratti di Pannella che litiga con Bonino o di Razzi che balla con
Luxuria, perché in fondo non fa molta differenza: degni di nota sono
solo i tratti disperati che assume la contesa per occupare gli spazi
lasciati vuoti nell’informazione da quanto manchi del minimo per
dirsi notizia, e il fatto che l’attenzione sia estremamente mobile
e mostri la voracità del nugolo di mosche che sta sempre sulla merda
più fresca. Il punto, tuttavia, è un altro: la merda è merda, non
si discute, ma le mosche? Non sono loro, in fondo, ad essere il vero
problema? Intendo dire: passi per chi, pur di dar segno che esiste,
ha bisogno di cagare in piazza, ma un po’ di segatura sopra, e via,
no? Chi è più malato: chi caga in piazza o chi d’attorno gli fa capannello?
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