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Meriti

Da Antonio_montanari

resistere “Meriti, di questi tempi, significa che ha fatto la spia a qualcuno”. Cito dal bel romanzo “Per mano mia” di Maurizio De Giovanni (ed. 2013, p. 47).
“Di questi tempi” è il rimando al 1931, anno nono dell’era fascista, a proposito della quale si legge poco prima (p. 31): “quelli che hanno il potere lo usano mortificando quelli che non ce l’hanno”.
Lasciamo stare la collocazione storica, il dramma del Ventennio, vissuto tra facinorosi, persone in buona fede, e doppiogiochisti futuri in democrazia, con la divisa da balilla prima, quella della Repubblichina dopo e poi riverniciati in una verginità democratica che porta ad accusare chi conosce le storie, le riscopre e le scrive, soltanto per proteggere silenzi vagamente mafiosi.
Lasciamo stare l’allora e il dopo immediato, in cui le verginità perdute sono state ricucite non per pacificare un Paese ma per garantire silenzi che ancora oggi (2013) sono tutelati proprio da chi invece per obbligo istituzionale, come certi Istituti storici, dovrebbe preferire la ricerca alla connivenza del silenzio.
Soffermiamoci soltanto sulla frase in sé, come se fosse un proverbio biblico, una di quelle massime morali da Settecento illuministico, per cui l’alone di eternità conforta ispira ed agita persino: “Meriti, significa che ha fatto la spia a qualcuno”.
Potrebbe essere stata una specie di maledizione divina per Adamo peccatore ed Eva tentatrice: se lei avrebbe dovuto partorire nel dolore, lui avrebbe potuto costruirsi una brillante carriera soltanto attraverso quella strada, fare la spia, tradire qualcuno.
Quindi tutto nella norma?


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