Carissimi….innanzitutto tanti tanti merry Christmas….
Volevo rubarvi due minuti per ringraziarvi dei commenti al mio ultimo post e per spiegarvi….spiegarvi alcune cose.
Non voglio parlarvi di immigrazione conveniente o meno, dei nuovi e vecchi immigrati…non voglio.
Voglio parlare degli italiani. Quelli che vivono qui e quelli che hanno deciso di costruirsi un futuro altrove.
I vostri commenti mi hanno fatto male. Ho sofferto a leggere tutto questo malessere, ho sofferto nello scoprire quanto noi giovani siamo già così disillusi per il nostro paese….ho sofferto quando ho scoperto che nessuno ci spera più in un futuro migliore in Italia.
Il nostro paese se lo merita davvero?
E ora vi dico una cosa che vi farà ancora più incazzare: io all’estero mi sono resa conto che il mio paese non è poi così male.
E non me ne vogliate per questo. Non arrabbiatevi con me se ancora, un pochino, ci credo in questo paese e, soprattutto, nelle persone che popolano questo paese.
Abbiamo mille difetti, ma gli italiani, sotto sotto, sono buoni.
In Australia ho avuto le mie facciate come avrete letto nei miei post. Ho avuto momenti difficili, ho preso tante porte in faccia e mi sono sentita tante, troppe volte dire che si, il mio curriculum era bello, che loro erano davvero interessati al mio profilo, ma purtroppo, a causa del visto temporaneo, non si poteva fare nulla.
Io non ho avuto la fortuna di trovare il benedetto sponsor. Sono contenta per chi ci è riuscito, sono contenta per te, cara Roberta, che sei venuta a Sydney tanti anni fa e hai fatto evidentemente la scelta giusta, perché i tuoi figli ora sono sistemati, stanno bene, state bene. Insomma, ce l’hai fatta.
Io non ci sono riuscita. E ci ho provato, ragazzi, credetemi.
Ma non ho visto questo non riuscire come un fallimento. Anzi. Secondo me i fallimenti sono solo esperienze che, per quanto negative, non possono che farci bene. Quanto ho imparato io da quelle esperienze negative voi non lo potete neppure immaginare…
Cosa voglio dirvi con tutto questo polpettone? Che tutto il mondo è paese.
Nonostante le numerose pacche sulle spalle, in Australia alla fine sempre hostess o cameriera facevo.
E per carità, ero contenta comunque. L’esperienza, come detto già più volte, mi è servita molto.
Ma poi mi sono guardata indietro, ho rivisto nella mia mente tutte le ore passate sui libri, la laurea, il tesserino da giornalista professionista faticosamente ottenuto dopo un esame nazionale da incubo e mi sono detta: che faccio, rimango comunque o provo a vedere se dalle mie parti ho qualche chances in più?
La nostra Italia è messa male, ma non pensiate che da altri parti e io parlo per l’Australia, le assunzioni non avvengano tramite conoscenze e simili.
Il mo teacher al corso di marketing ce lo ha ripetuto fin dal primo giorno: l’80% degli annunci di lavoro non è pubblicizzato. Le persone vengono assunte grazie al network di conoscenze che si sono costruite negli anni.
Certo, non è il nostro sistema malato delle raccomandazioni, ma come ogni mercato del lavoro moderno che si rispetti, l’assunzione per conoscenza è una parte fisiologica del sistema. Nel senso: se uno ti conosce bene, può parlare bene di te al suo capo e ,magari mettere il tuo cv sopra quello degli altri. Ma qui finisce l’aiuto. Il resto tocca a te: se non sei in grado, non passi nemmeno il primo colloquio.
Io non sono riuscita a farmi sto benedetto network. Sono una frana su facebook, non uso Twitter e uso il telefono solo se veramente non posso farne a meno. Una frana totale!
Questo per dirvi che certo, se avete talento e voglia di fare, di sicuro avrete più possibilità che in Italia. Ma senza la benedetta Rete, si potrà fare ben poco.
Quindi, ragazzi, se volete provare Down Under mettetevi in testa di migliorare le vostre pubbliche relazioni con chichessia, perché pare sia la strada più veloce per ottenere l’impiego dei sogni.
Io, purtroppo, sono un’idealista. Una povera illusa che pensa di essere assunta solo per i proprio meriti.
Lo so, lo so. Mi devo svegliare e cominciare a costruirmi questa benedetta rete, ma non è proprio nelle mie corde…sono scappata dall’Italia perchè cercavo il sistema meritocratico per eccellenza, cercavo un posto dove contasse solo la mia esperienza e la mia conoscenza…e invece ho scoperto che ovunque, per ottenere qualcosa, devi conoscere qualcuno.
Parlo per la mia esperienza personale. E, soprattutto, vi racconto quello che il mio teacher, cittadino australiano da diversi anni, mi ha raccontato.
Poi, certo, c’è anche chi ha ottenuto lavoro solo presentando il proprio curriculum. Ma anche qui, alle volte succede, o sbaglio?
Dove voglio arrivare con tutta questa arringa natalizia?
Voglio arrivare a confessarvi che se me ne sono andata dall’Australia è stato anche, un pochino, perchè sono rimasta delusa.
Ma non è colpa dell’Australia. Sono io che continuo a cercare il sistema perfetto. E non lo troverò mai.
Allora, persa per persa, me ne sono tornata a casa.
Ora leggo i vostri commenti e sto pure peggio. Era meglio che quel post sul restare o partire non lo avessi mai scritto.
Perchè mi fa male vedere, anzi leggere, quanto voi stiate male. Accendo la televisione, la radio, leggo i giornali e non faccio che sentire lamentele verso il nostro paese.
In Australia ci sono certamente le persone che si lamentano. Ma i cittadini si lamentano quando c’è qualche falla nel sistema, quando qualche politico commette qualche errore. E si incazzano seriamente quando il governo si permette di prendere in giro i cittadini. Questa è una delle cose che ho sempre ammirato negli australiani: si infuriano quando la cosa pubblica non viene rispettata. lo vivono come un affronto insostenibile. noi, invece e purtroppo, ci siamo quasi abituati…
Ma, in generale, gli australiani amano l’Australia. Non amano la regina Elisabetta, ma sono stra orgogliosi del loro essere aussie….. Hanno una storia di poco più di 200 anni, non hanno praticamente monumenti e le figure storiche importanti si contano sulla punta delle dita. Eppure sono immensamente orgogliosi di appartenere a questo paese.
Gli americani, che negli ultimi anni (prima con Bush per la guerra in Iraq e ora con Obama per la crisi economica) hanno avuto tutte le ragioni per incazzarsi contro il proprio governo, amano il loro paese.
I francesi? Possono forse detestare Sarkozy, ma guai a mettere in dubbio la “grandeur”.
Gli inglesi? Il povero Brown non è uscito di scena in grande stile, ma guai a toccare la corona…e posso continuare all’infinito.
Ogni paese democratico ha i suoi problemi che possono essere peggiori o meno gravi dei nostri. Ma il popolo, in generale, è orgoglioso del paese-nazione.
E noi? Siamo orgogliosi di essere italiani? O ce ne vergogniamo?
Perchè appendiamo sui balconi la bandiera italiana solo quando ci sono i mondiali di calcio?
Perchè ci lamentiamo sempre e non spendiamo mai, dico mai, una parola buona sul nostro paese?
In Australia, quando la gente mi chiedeva di dove fossi, alla mia risposta TUTTI, e dico TUTTI, sgranavano gli occhi e mi chiedevano: e cosa ci fai qui? Vivi nel paese più bello del mondo, cosa vieni a fare in Australia?
E io perdevo le ore a spiegare i miei motivi personali, il fatto che il sistema Italia stesse facendo acqua da tutte le parti, eccetera, eccetera…e loro, sapete loro cosa mi rispondevano?
Facevano le solite spallucce e mi auguravano buona fortuna in Australia.
Vi siete mai chiesti che opinione hanno gli stranieri dell’Italia? A parte il fatto che c’è la mafia (perchè, negli altri paesi la criminalità organizzata non esiste?) che a Berlusconi piacciono le donne (ma dai??? Che scandalo…) e che gli italiani urlano invece di parlare (ma io questo lo considero un pregio
), per il resto il nostro paese è visto molto bene.Allora, gli stranieri sono tutti rincoglioniti? O, forse siamo noi che ci vogliamo troppo male e davvero troppo poco bene?
Siete orgogliosi di essere italiani? Non pensate a chi ci governa adesso. Io non sto facendo un discorso politico. Non mi interessa giudicare politicamente Belusconi o Bersani, parlare di conflitto di interessi o furbetti del quartierino. Voglio parlare dell’Italia, dell’orgoglio italiano. Sembra quasi che invece di un senso di appartenenza alla nazione, noi stessimo provando un senso di rifiuto.
E per cosa? Rinunciamo ad amare quello che siamo per colpa di una classe dirigente incompetente?
Prima di rispondervi, voglio raccontarvi un episodio che mi è accaduto qualche giorno fa. Dopo averlo letto, pensate alla risposta a questa domanda.
Stavo andando da mia nonna per portarle le vognole fresche che lei cucina sempre il giorno di natale.
Ero in macchina. Sono uscita dall’austostrada al casello di Genova Est. C’era un casino pazzesco, ultimi giorni prima di natale, macchine e gente ovunque. Procedevamo tutti a passo d’uomo.
Qualche anno fa avrei cominciato a cristare dal casello fino ad arrivare sotto casa di mia nonna, ma grazie all’esperienza australiana ho usato la tecnica take it easy, ho sintonizzato la radio sulla mia stazione preferita (rtl 102.5) e mi sono rilassata…
Mi sono fermata al semaforo che si incontra subito dopo l’uscita autostradale. Davanti a me c’era solo una macchina guidata da una donna. Avevo intravisto la signora poco prima, mentre caricava i sedili posteriori con i pacchi della spesa stracolmi di cibarie di ogni tipo e arrivare al semaforo giusto davanti a me (ve l’ho detto che si andava a passo di lumaca….)
Al semaforo c’era un ragazzo che chiedeva l’elemosina.
Sempre lui. c’era anche prima che partissi per l’Australia. E’ albanese se non sbaglio.
Sempre con quel cappellino da baseball rosso che non tiene sulla testa, ma tra le mani per raccogliere qualche spicciolo tra gli automobilisti fermi al semaforo.
Si è diretto verso la signora che stava davanti a me. Lei ha abbassato il finestrino e gli ha detto qualcosa.
Lui ha assunto un’espressione stupita, ma si è subito ripreso e ha aperto la porta del sedile posteriore. Ha guardato i sacchetti, ne ha preso uno, ha richiuso la porta e ha ringraziato la signora.
E’ scattato il verde, ma il traffico era sempre allucinante, quindi più che i dieci allora non facevo. Ho avuto il tempo di guardare quel ragazzo, ammirare il suo sorriso e sbirciare in quel sacchetto che lui aveva appoggiato al muretto: c’era pasta, panettoni, cioccolato e altre delizie natalizie….
Lui era perso con lo sguardo il quel sacchetto. Io ero persa nello sguardo di quel ragazzo. Ed ero stupita e compiaciuta per il gesto di quella donna italiana.
In quel momento, mi sono sentita davvero orgogliosa di condividere con quella donna la stessa nazionalità.
Ero davvero fiera. Per lei, per me.
Non dico che negli altri paesi non ci sia tutta questa solidarietà. Ma io una cosa del genere non l’ho mai vista.
Voi mi dite che questo paese merita di essere abbandonato. Io vi rispondo: vivete all’estero per un po’ e solo dopo provate a rispondere a questa domanda. Se sarete sempre della stessa opinione, allora vuol dire che avete davvero trovato il vostro “El Dorado”, il vostro sistema perfetto.
Io, purtroppo, non l’ho trovato. E forse non lo troverò mai.
Ma una cosa, vivendo all’estero, ho riscoperto: l’orgoglio di essere italiana.
Se tutti noi provassimo ad amare un po’ di più il nostro paese, magari e dico magari, le cose non andrebbero così male. Se si cominciasse a parlare delle cose che funzionao in Italia ( e ce ne sono) tralasciando per un attimo (solo per un attimo) quello che non funziona, magari non vedremmo il bicchiere così mezzo vuoto. O vuoto del tutto.
Andate all’estero, vivete la vostra vita al massimo, fate più esperienza possibili, conoscete gente di tutto il mondo, imparate le lingue straniere, allargate i vostri orizzonti. Fatelo per voi stessi.
Ma non vergognatevi di essere italiani. Non fatelo mai. Amate il vostro paese. Prendete i libri di storia, andate a vedere chi siamo stati, cosa siamo stati, cosa abbiamo rappresentato nella storia (nella buona e nella cattiva sorte, ovviamente, senza dimenticare errori storici devastanti e brutte figure
).Guardate il nostro paese nell’insieme. Non odiate l’Italia solo perchè è diretta da degli incapaci.
Critichiamo gli incapaci, ma salviamo il nostro paese.
Buone feste ragazzi…e, soprattutto, vi auguro un 2011 grandioso. Ovunque voi siate!!
La maga italiana