C’è chi crede che il calcio non sia riscatto sociale. Probabilmente non ha mai visto lo striscione “Alla faccia di Berlusconi” esposto dai napoletani dopo il secondo scudetto vinto nel 1990 contro il Milan di Silvio. O non sa che stasera, nella finale di Coppa del Re, si sfideranno a Madrid il Barcellona e l’Athletic Bilbao.
Il match è importante per diversi motivi. E’ una finale, quindi già di per sé non è una partita come le altre. Da una parte i blaugrana che per l’ultima volta saranno allenati da Pep Guardiola, dall’altra l’Athletic che cerca il riscatto dopo la finale di Europa League persa qualche giorno fa.
Ma l’aspetto più importante è un altro. Di tipo sociale. Il Barcellona è mes que un club, è l’orgoglio calcistico del popolo catalano anticentralista e anti-Madrid. Per non parlare dell’Athletic Bilbao, esperssione pallonara dell’Euskadi, di quei Paesi Baschi che con Madrid non vogliono molto aver a che fare.
Poco importa che il trofeo nazionale iberico si chiami Coppa di Spagna, o Coppa del Re. Le due squadre si scontrano per vincere un trofeo che in realtà disprezzano. E hanno i loro buoni motivi, a cominciare dal fatto che la finale si disputa a Madrid. E per non parlare del fatto che la competizione, negli anni di Franco, prese a chiamarsi Copa del Generalìsimo. Allo stadio Bernabeu ci saranno oltre 2000 agenti in assetto antisommossa, a contenere gli ennesimi rigurgiti anti-castigliani di due tifoserie – due popoli – che hanno già deciso di fischiare l’inno spagnolo.
Come da protocollo, la Marcha Real sarà eseguita in forma breve, poichè in tribuna d’onore ci sarà l’erede al trono e non Juan Carlos. Inno breve, bordata di fischi breve, certo, ma il Rey è stato detronizzato dallo stadio: più riscatto sociale di così.