New York non rimane in silenzio neanche quando il silenzio c’è davvero. È una città che non perde tempo, se deve dire qualcosa la dice. Un po’ come tutte le grandi città, solo che lì, tra grattacieli e ponti, è tutto amplificato. New York non esclude nessuno, ad ogni angolo è pronta a dirti qualcosa, devi solo tendere le orecchie e aprire gli occhi per cogliere i messaggi.
“Amati”, sul Ponte di Brooklyn.
New York comunica in mille modi. Con le immagini ironiche delle targhe di latta in vendita lungo la Broadway, con le pubblicità accecanti di Times Square, quelle nascoste nei tunnel della metropolitana, quelle ammiccanti delle vetrine dei negozi.
“Birra: aiuta le persone brutte a fare sesso dal 1862″, sulla Broadway.
New York è sarcastica nella sua serietà e nella sua confusione. È un un caleidoscopio di emozioni e di pensieri, di critiche, di scherzi, di tristi verità.
“Vorrei avere un dollaro per ogni dollaro che hanno le persone ricche”, Upper East Side.
New York parla attraverso le persone che la abitano. È un luogo imbottito di desideri, solo che alcuni si realizzano subito ed altri hanno invece bisogno di essere urlati al mondo intero.
“Diritti umani”, Astor Place.
New York parla attraverso le frasi sui muri, i cartelloni stampati e quelli scritti a mano apparentemente dimenticati da qualcuno in un angolo della città. È un luogo dove i messaggi sono trasmessi anche attraverso i colori, che sanno andare oltre le parole.
“Se tutti facessimo un atto casuale di gentilezza ogni giorno, potremmo dare al mondo la giusta direzione”, Greenwich Village.
New York è la città delle mille luci e delle mille parole, e se le prime ci invadono senza accettare opposizioni, le altre invece bisogna essere pronti ad accoglierle, come stelle cadenti.