Da quando si era trasferita in un’altra città, il nostro quotidiano era il telefono. O, se non ci sentivamo, i messaggi in segreteria. Una volta ne registrò uno dove semplicemente diceva “Ti amo”. Di solito li cancellavo subito dopo, altrimenti si sarebbe riempita la cassetta. Ma, il giorno dopo quel messaggio, mi lasciò. Così, ad ogni mio rientro dal lavoro, riascoltavo quel messaggio: le mie orecchie erano un cimitero di suoni del passato. Ne ero diventato dipendente. La cassetta si riempiva di messaggi, ma io tornavo indietro sempre a quello. Del presente o del futuro, non me ne fregava più niente. Un giorno la ritrovai al portone di casa. Ero sorpreso. Mi supplicò di tornare con lei, che mi aveva lasciato tanti messaggi e io non avevo risposto. Ma io non li avevo sentiti. E non la stavo ascoltando. Mentre parlava, aprii la porta e la chiusi fuori. Mi versai del whiskey e ascoltai di nuovo quelle due parole. Perché del presente o del futuro, non me ne fregava più niente.
Playlist aggiornata ;)
![](https://pixel.wp.com/b.gif?host=dodicirighe.wordpress.com&blog=39857420&post=3277&subd=dodicirighe&ref=&feed=1)