Ecco le sue motivazioni:
«Ho deciso di fare un passo indietro, rinunciando a un anno e mezzo di contratto e alla possibilità di giocare la decima Final Four di Eurolega per cercare di conseguire l’unità necessaria per la squadra, dentro e fuori dal campo. Il livello di divisione, fuori dal parquet più che dentro, era arrivato a livelli abbastanza pericolosi per la squadra.
È stato un anno e mezzo difficile, con decisioni spiegate male, risultati irregolari. Me ne vado con la finale di Copa del Rey, la squadra al secondo posto in Liga con discreto vantaggio e la possibilità di arrivare in Final Four, una piattaforma solida. Preferisco lasciare adesso che le cose vanno bene, perché spero che chi prende il mio posto possa portare la squadra al successo. Potevo aspettare che mi cacciassero, ma ritengo che fosse migliore fare un passo indietro: la squadra deve serrare le fila. La mia speranza è quella di venire a tifare per la squadra nella Final Four. La squadra ha un buon livello, manca solo il definitivo salto di qualità. Magari la mia partenza può aiutare in questo senso.»
Le sconfitte con Barcellona (in una finale comunque tirata), Valladolid (in un probabile momento di stanchezza dopo la qualificazione in Eurolega e la Copa del Rey) e Siena (in una partita che non valeva nulla) possono portare a una decisione del genere?
Messina lo ha fatto per dare una scossa o forse ha visto qualcosa che non lo avrebbe mai portato agli obiettivi voluti?
Solo un paio di settimane prima aveva detto che non avrebbe mai abbandonato la squadra che stava costruendo da un anno e mezzo.
Queste sono provocazioni ma partono da un presupposto chiaro, cioè che Ettore Messina è tra i migliori allenatori al mondo.
Forse le difficoltà lo avevano portato alla saturazione, forse stava perdendo di mano la gestione di giornalisti che non avevano rispetto per un allenatore così importante, forse una squadra che non aveva dei leaders pronti a fare tutto quello che l’allenatore chiedeva, forse una società che non ammette sbagli.
Sicuramente è stato “un signore” perché non ha lasciato la barca nel momento del naufragio, ma quando ha visto la tempesta in lontananza…