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Messina, il sindaco Accoriti condanna le spese militari e due ufficiali dei Carabinieri non gradiscono

Creato il 05 novembre 2013 da Gaetano61

Messina, il sindaco Accoriti condanna le spese militari e due ufficiali dei Carabinieri non gradiscono
Il sindaco di Messina, Renato Accoriti, ha parlato, nella ricorrenza del "quattro novembre", di pace, di una società dalla quale sia bandita la parola "straniero", di uno Stato che, quest'anno, spende 20 miliardi di euro in armamenti a discapito di analoghe risorse da destinare all'accoglienza, di una Costituzione che all'articolo 11 afferma solennemente di "ripudiare" la guerra, non mancando di citare le parole del presidente Sandro Pertini, dal discorso del suo insediamento: 
«Si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame». 
Al termine del suo discorso, il sindaco ha srotolato una bandiera della pace, e, avvolto da questa, ha raggiunto le altre autorità presenti. 
Tutto questo ha provocato l'abbandono della cerimonia di due alti ufficiali dei Carabinieri e la piccata risposta del ministro casiniano D'Alia. (qui, il video integrale dell'intervento del sindaco Accoriti). 
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Il sindaco Accoriti ha solamente svelato, a mio parere, quella che è l'ipocrisia che si cela dietro queste manifestazioni. Implicito il riferimento, nelle parole del primo cittadino di Messina - citando i 20 miliardi che lo Stato spende per la Difesa - ai denari stanziati anche per le missioni internazionali, che correntemente vengono definite di "pace". Non un pericoloso pacifista, ma un ex generale dell'Esercito come Fabio Mini, in un'intervista al Manifesto del 15 maggio 2012 rilasciata a Tommaso Di Francesco, così si esprimeva sull'argomento:
«La nostra Costituzione ha ripreso un concetto del nuovo diritto internazionale e ripudia la guerra "come strumento di risoluzione delle controversie" fra stati. E infatti non ci sono più guerre fra stati, quindi l’articolo 11 fa il suo mestiere. Tuttavia con la complicità dell’ipocrisia molte operazioni militari e alcune missioni «d’ingerenza umanitaria» finiscono per assolvere gli stessi compiti che un tempo avevano le guerre coloniali, di aggressione e di conquista. Il problema moderno non è più la dichiarazione formale di guerra, ma l’individuazione di ciò che «de facto» è guerra, ciò che degenera in guerra e ciò che conduce gli strumenti militari pubblici a servire interessi di privato profitto.» (qui, l'articolo integrale).

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