Francesco Messineo resterà alla guida della Procura di Palermo.
Così ha deciso il Csm che ha archiviato la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale avviata davanti alla Prima commissione dello stesso organo di autogoverno dei magistrati. Il procuratore, infatti, «non ha perso la capacità di esercitare con piena indipendenza e imparzialità» le funzioni come gli avevano contestato alcuni pm del suo ufficio, ma - è la bacchettata del Csm - non è riuscito a «tenere unita la Procura», che resta «percorsa da forti contrasti e reciproche diffidenze che ne appannano l'immagine, quando non rischiano di pregiudicarne l'operato». Di questo aspetto, viene sottolineato, si dovrà tenere conto quando Messineo concorrerà per altri incarichi direttivi.
La decisione di archiviare è passata con 17 voti a favore, sei contrari e le astensioni del vice presidente del Csm, Michele Vietti, del primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, e del procuratore generale Gianfranco Ciani. Il caso è nato dopo che l'aggiunto Maria Teresa Principato ed una trentina di pm firmarono una richiesta di chiarimenti sull'inchiesta - archiviata ieri dal gup di Caltanissetta - per rivelazione di segreto istruttorio nella vicenda che coinvolgeva l'ex direttore generale di Banca Nuova, Francesco Maiolini. Convocati dalla Prima Commissione, alcuni magistrati della Procura di Palermo avevano sostenuto che Messineo fosse condizionato dall'allora aggiunto Antonio Ingroia e avevano attribuito la mancata cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro a un difetto di coordinamento delle indagini, contestandogli anche il comportamento tenuto nel corso di indagini a carico di propri familiari.