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Creato il 10 marzo 2016 da Gaia

Io ho sempre paura, tra i vari timori di diversa importanza, che chi ha sostenuto questo blog si senta defraudato dal fatto che non lo aggiorno più. Se è così me ne dolgo pubblicamente. Può anche darsi – altro timore – che chi intuisce che il nuovo post è un post di aggiornamento, autopromozione o scuse perché non aggiorno non lo legga nemmeno. Ci sono persone, mi pare di capire, che tra tutte le cose che scrivo sono interessate solo al blog e non scrivendo il blog le perdo e questo è difficile da accettare per chi come me vede la sua scrittura come un tutt’uno. (Poi certe le perdo proprio scrivendo il blog, ma è inevitabile quando si scoprono le carte)

Intanto, se ho ancora visite quotidiane è solo perché c’è sempre qualcuno che cerca informazioni pratiche su Blablacar, il che da un lato mi fa piacere perché posso diffondere il mio punto di vista e il blog rimane attivo, e dall’altro mi fa incazzare perché non è possibile che di tutti i temi che ho trattato il più importante in assoluto sia quello, anzi peggio: tra tutti i temi che ho trattato nessuno è importante quanto un consiglio su come utilizzare al meglio un servizio che io invece aborro.

È come fare proteste contro i parcheggi, contro gli scempi ambientali, a favore del trasporto pubblico, e non ottenere che qualche firma ogni tanto, e poi accorgersi che quando va in crisi una banca tipo la Banca di Vicenza o la gente perde i soldi come con la Coopca tutte le persone che dell’ambiente e dei beni comuni se ne fregavano altamente ora salgono sui pullman per andare a protestare, parlano coi giornalisti, si incazzano, si mettono a piangere in pubblico…

Tornando al blog, ho anche pensato di anticipare un post che avevo promesso, cioè l’ultimo sulle galline, il che fa un po’ ridere perché so che ci sono molte persone che non capiscono proprio il senso dei post sulle galline, solo che anche qui la cosa mi sta sfuggendo di mano, perché tra riflessioni su chi tiene le galline chiuse nelle gabbie ma non è un allevatore industriale (i limiti dell’anarchia) e sul fatto che ormai tutti gli animali del mondo – tutti! – sono alla nostra mercè e questo è terrificante, tra rimedi naturali, razze, considerazioni sulla libertà, sul sacrificio della chioccia, sulla nascita e sulla morte, e la lunga storia da raccontare solo per presentare come prevedo di arrivare a uccidere il gallo – e questa storia non si può ancora scrivere, e forse non la scriverò mai – la faccenda delle galline rischia di diventare un condensato della totalità della mia vita e della mia filosofia e non è più possibile racchiuderla in un solo post (tanto più che mi secca pensare che qualcuno lo liquiderebbe come solo ‘un post sulle galline’ – come se, tra l’altro, le galline non meritassero attenzione! – quando sarebbe un post su tutto quello di cui ora mi importa qualcosa).

Inoltre, come vale per tutto, non si può solo scrivere: bisogna anche vivere, e nel caso specifico vivere significa non solo filosofeggiare sulle galline, ma anche portargli da mangiare e da bere, togliere la neve dal pollaio e pulire le quantità industriali di cacche che fanno.

Senza contare che sto anche pensando di prendere delle pecore.

Ultimamente mi sono arrivate, e ne sono grata, due richieste di interviste, solo che nella prima l’esito è stato quasi il contrario di quello che intendevo, e nella seconda lo spazio a disposizione era poco e le mie polemiche sulla montagna, che ripeto ossessivamente a tutti sperando che qualcuno le consideri, sono quasi cadute nel vuoto.

Quindi, se in breve non riesco a farmi capire, e per il lungo ci vuole tempo, abbiate pazienza ma io devo lavorare sui libri. La presentazione che ho pubblicizzato qui sul blog è andata molto bene; le mie parole hanno preso vita per bocca di qualcun altro, ho capito che valgono ancora e ho concluso, di nuovo, che non posso che concentrarmi sullo scrivere ancora, finché riesco.

Se vi dispiace che non ci sia più niente di nuovo qui, sapete dove andarlo a cercare.

[Nel caso a qualcuno interessasse, sto ancora non-andando in macchina. Ho perso il conto degli anni, credo siano tre. Ormai lo sanno tutti, e qui sono molto rispettosi della mia scelta, anche se quando mi vedono arrancare sotto pioggia o neve si fermano lo stesso, con grande gentilezza, nel caso io magari cambiassi idea. Ho avuto una parziale e amara rivincita sabato scorso quando quasi tutti gli invitati alla mia festa non sono venuti perché nevicava tantissimo e con le macchine non ce la facevano, mentre gli unici due che hanno usato la corriera sono arrivati senza problemi. Non ho mancato di sottolinearlo a ogni occasione, ma non è servito a niente, perché la macchina è ‘più comoda’ per definizione.]


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