The Phantom Pain è una delusione.
Ho scritto tre post su Metal Gear Solid 5, mentre ci stavo giocando, e se avete tempo/voglia vi consiglio di darci un'occhiata perché così questa recensione dovrebbe risultarvi più completa:
- Prime Impressioni a caldo
- Seconde Impressioni a tiepido (?!)
- Terze Impressioni a freddo
The Phantom Pain è uno dei videogiochi più divertenti mai concepiti negli ultimi anni, offre ore ed ore di sano appagamento ludico e moltissime possibilità diverse al giocatore.
The Phantom Pain è anche il capitolo che doveva concettualmente chiudere il cerchio di una delle saghe più importanti della storia dei videogiochi, unendo idealmente la storia di Big Boss a quella che diventerà la storia di Solid Snake.
E non ce la fa.
Si perde, The Phantom Pain, quasi intimidito da quella meta, da quella benedetta Outer Heaven, dal Vaso di Pandora che Metal Gear Solid 4 scoperchiò e dalle conseguenze che hanno cambiato totalmente la percezione di ciò che è stato Metal Gear Solid 3.
The Phantom Pain, narrativamente, è un'espansione di Peace Walker, o poco più.
E anzi, se vogliamo dirla tutta, il vero finale di Peace Walker, con il relativo monologo di Big Boss, era senz'altro più adeguato a terminare il discorso con la sua personalissima saga, esattamente come il finale di Metal Gear Solid 4 chiuse decisamente meglio tutta la serie Metal Gear.
Ludus e Pathos
Oh, ma certo che ho una backstory.
Ma sei proprio sicuro che non preferiresti vedere qualche altro tipo di back?
Eppure, la componente narrativa è un perno fondante dell'opera Kojimiana, o meglio, il suo integrarsi con l'interazione garantita dal medium videogioco, l'incredibile miscela tra ludico e cinematografico.
E in The Phantom Pain, 'sta cosa non esiste.
Ehilà, siamo i due personaggi più carismatici del gioco!
Includerei anche Miller, ma il suo essere esagitato alla lunga scassa.
Esistono delle motivazioni, certo.
Azioni che generano reazioni, il mondo è così che funziona.
Quello su cui mi concentro, tuttavia, è il risultato, la somma di quello che mi trovo davanti:
un capolavoro di gameplay che lascerà il tempo che trova, privo di quell'epicità e quello spessore che rendono ancora oggi il primo Metal Gear Solid leggendario, pur con tutti i suoi limiti (tecnici e non)
Valutazione
Vorresti una trama..eh..dinè...e invece...ti becchi...
quattrocentosessanta ore di mie audiocassette autografate e parassitate.
Perché, interpellando il mio cuore da vecchio fan, emotivamente è di gran lunga il peggior Metal Gear Solid con un numero affianco.
Dovendo fare una media braccobaldica tra questi due cruciali elementi, la mia personale valutazione raggiunge a malapena la sufficienza: 3 su 5.
E certo, è una valutazione soggettiva. Ci mancherebbe.
Ma chi pretende d'essere depositario dell'assoluta oggettività in una recensione mente sapendo di mentire.
Concludendo in modo lapidale:
The Phantom Pain è fatto per essere un bel gioco per tutti, non per essere l'anello mancante tanto agognato dai fan di Metal Gear Solid.
E stando così le cose, sinceramente, avrebbero potuto chiamarlo direttamente in un altro modo (non fosse servito il nome del franchise per venderlo).