La popolazione conduce la propria vita ogni giorno, l'amministrazione compie delle scelte ma sono i media a farle conoscere raccontando spiegando e orientando l'opinione pubblica con l'uso di parole guida che sensibilizzano l'attenzione e la indirizzano verso preselezionate aspettative che attraggono l'attenzione, sono gradite e convincono all'acquisto del prodotto-notizia.
I fatti cui si riferiscono le scelte amministrative (cioè la politica, poiché delle scelte dei privati grazie al tabù della proprietà privata occorre parlare in modo specifico e diverso) vengono tradotti e raccontati come le scelte stesse e fanno parte del prodotto rilavorato e rielaborato
Di questa trasposizione, che ricontestualizza in un secondo livello l'azione amministrativa, i politici tengono conto reagendo con strategie specifiche. Il Comune di Cremona, dopo il successo del centrosinistra, tenta di mantenere chiara la conoscenza dei fatti (primo livello) e di controllarne la comunicazione al pubblico, cioè la loro conseguenza amministrativa (secondo livello: l'interpretazione e l'azione). Perciò l'ufficio stampa e la portavoce del sindaco assurgono a un ruolo nuovo, rispetto all'amministrazione precedente, di centrodestra come il giornale locale. Raccontare di agire vale quanto agire, è la stessa cosa.
Il conflitto è tra Comune e giornale e si svolge su un piano primario: il controllo dei fatti, come se tale livello basico fosse decisivo. Non lo è, perchè il massmedia ricontestualizza, traduce, traspone anche e soprattutto i fatti ma con regole proprie per ottenere determinati effetti sul pubblico, cioè talune aspettative generate e utilizzate a scopo politico.
Dunque perché il Comune fa e racconta ciò che fa, se non segue le stesse regole, producendo quindi scelte e racconti, finalizzate ad aspettative diverse.
Arrivano comunicati a iosa scritti in modo da evitare distorsioni e interpretazioni che pieghino il senso dell'azione amministrativa, privi però del senso del dramma, che appartiene all'esperienza quotidiana.
I fatti riferiti dal Comune non spiazzano le regole del gioco dei media, non le stravolgono. L'obiettivo del Comune è tener fermi i dati di fatto e le nozioni sulle azioni amministrative come se non fossero destinate alla ricontestualizzazione.
L'opposizione non ha bisogno d'altro che usare un dato qualunque perché anche l'irreale fenomenologicamente può avere un'essenza: un'essenza ha una datità anche se irreale, ad esempio un unicorno, un ippogrifo, un pegaso, un centauro, un mostro, un terrorista che non c'è, un pericolo inesistente, lo smog che aumenterebbe anche se non aumenta.
L'opposizione quindi usa un dato qualunque e costruisce un'aspettativa su un secondo livello, utilizzando un massmedia. L'aspettativa costruita ricontestualizzando i fatti dà ai fatti stessi una forza tutta nuova. E l'aspettativa più facilmente evocabile proviene dalla cultura di riferimento dei clienti dei media, la più elementare, appresa dall'infanzia, usata dagli educatori, quel sapere che si è radicato nell'istinto e lo ha ormai modificato, usando paura e speranza.
Ma in questo modo anche la politica d'opposizione diventa di secondo livello: la critica e la protesta diventano cultura della critica e della protesta. Cultura stereotipata, proprio perché ha bisogno di persuadere il maggior numero di elettori; infatti il politico cerca il consenso e senza elettori nulla vale. Controcultura, opposizione dell'opposizione è possibile?
Sarebbe questo un terzo livello, che va oltre i fatti e la loro distorsione finalizzata.
Stili non ne mancano né generi narrativi né figure e strumenti linguistici: satira, ironia, paradossi estremi, surrealismo, umorismi. Stravolgere gli stereotipi culturali è sempre possibile, probabile, persino bello.
Sempre che il Comune non voglia restare sommerso in quella cultura elementare, in quello "spirito oggettivo", quel linguaggio alimentato da tradizioni, convinzioni, usi, abitudini di cui si avvalgono i massmedia per generare aspettative ormai ritrite in lettori probabilmente stanchi di esservi assuefatti.
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