Andrea Cisi;
Andrea Cisi (Cremona, 1972) lavora nella sua città come operaio metalmeccanico. Ha pubblicato i romanzi Così come viene (2000), AYE – Are You Experienced? (2003) e, per Mondadori, Cronache dalla Ditta (2008). Nel 2003 ha vinto il concorso milanese Subway-letteratura e nel 2006, insieme all’illustratrice Margherita Allegri, il concorso Andrea Pazienza. Il suo racconto Un pomeriggio allo Zini fa parte dell’antologia Ogni maledetta domenica (2010).
Titolo: Meterra
Autore: Andrea Cisi
Serie: #
Edito da: Mondadori
Prezzo: 19,10€
Genere: Young Fantasy, Fantasy Classico
Pagine: 564 pag.
Voto:
Trama: In una Genova cupa e tentacolare, dove bande di ladruncoli si dividono tra il borseggio nei vicoli e mirabolanti sfide a biglie sopra i tetti della città vecchia, Mimì Maresco è la campionessa del suo Carruggio. Ma il giorno del suo tredicesimo compleanno Mimì perde il titolo, distratta da una voce insistente che l’attira in modo irresistibile verso una grata: è il passaggio per Meterra, luogo incantato abitato da razze stupefacenti, dove un tempo – prima che i malefici Zerf portassero la discordia – fra Umani, Diafani e Bleurl regnava l’armonia. Il contatto tra Meterra e il nostro mondo è ormai affidato solo alle scale di vento e nubi di Nebula, che Mimì percorrerà per scendere fra le sue genti. Perché a Meterra scoprirà di essere una discendente delle fate, la “rifugiata” che tutti aspettano, l’unica in grado di riportare la pace. E, proprio per questo, anche la nemica che gli Zerf intendono a ogni costo eliminare. Tra fughe disperate, scontri all’ultimo sangue e incredibili sfi de a biglie, prende vita un romanzo d’avventura e formazione che ci parla di amicizia, di armonia fra i popoli e del lungo, difficile cammino di una bambina che desidera tornare a casa.
Citazione:
“In due soli anni aveva vinto più di trecento biglie: di vetro, di ferro, di terracotta, a uno o due festoni di carta, con le bolle d’aria dentro, con le cuciture interne, di vetro soffiato per le gare su feltro o di plastica rinforzata per la sabbia.”
Recensione:
E’ il primo romanzo di Andrea Cisi che ho avuto il piacere di leggere ma, indipendentemente da questo particolare, posso dire che questo autore mi ha piacevolmente stupita. Trama interessante e copertina assolutamente squisita, Meterra si presenta come un romanzo fantasy classico con una leggerissima sfumatura di Urban (ovvero alcuni cenni di attualità) dato che è ambientato dell’immaginaria Meterra e in un’affascinante e pericolosa Genova romanzata dall’incredibile fantasia dell’autore.
Un romanzo piuttosto corposo, pensato per un pubblico giovane ma comunque godibilissimo anche per degli adulti alla ricerca di un romanzo fantasy classico e, per una volta, italiano e ben scritto. Una perla rara in questo periodo, in cui gli autori sembrano completamente autolimitati al mondo del Paranormal e dell’Urban fantasy.
La trama in sé presenta alcuni cliché spesso ricorrenti nei romanzi di questo tipo, come ad esempio la presenza di una bambina apparentemente normale che in realtà sviluppa improvvisamente dei poteri che le permetteranno di salvare il “suo mondo”. Mondo, ovviamente, del quale non sapeva nulla e dal quale era stata portata via per farla crescere serenamente e lontano dai pericoli. La giovane si ritroverà a fare improvvisamente i conti con una nuova natura, nuove responsabilità e una nuova realtà a lei completamente sconosciute. Di fatto nulla di nuovo, a ben pensarci.
Quello che rende questo libro meritevole di essere letto è “come” l’autore ci narra le avventure di Mimì Maresco, la piccola protagonista di Meterra. Anche se lo scheletro del romanzo non presenta particolati picchi di originalità, tutto ciò che gli dà corpo è assolutamente fantastico. L’autore ci presenta una Genova assolutamente stupenda, pittoresca, cupa e pericolosa quanto basta da far tremare le gambe ad ogni adulto in circolazione. Andrea Cisi non si è fermato qua, no, infatti sembra quasi che la sua Genova non sia in mano agli adulti ma bensì ai piccoli furfanti dei vari rioni: i piccoli adulti. I farabutti di Genova sono i piccoli borsaioli, ladruncoli e monelli con un’età che va dai 10 ai 19 anni. Sono loro, apparentemente, i padroni di questa città delle sfumature cosmopolite veramente stupende, con le varie contrade tutte caratterizzate al massimo. Una piccola società nella società adulta, organizzata perfettamente e regolata da codici d’onore e princìpi vitali. I bambini sono considerati ragazzacci e perfino pericolosi ma sono leali con gli amici, protettivi con i più deboli, rispettosi con i più forti e nessuno viene maltrattato, una sorta di organizzazione perfetta colma di quella maturità e rispetto che negli adulti non troviamo.
Ma anche Meterra non è da meno, la fantasia di Andrea Cisi si sbizzarrisce e riesce a creare un mondo (con tanto di cartina a inizio libro!) assolutamente affascinante e misteriosa, anche certamente non meno pericolosa del mondo esterno, come viene definito dagli abitanti di Meterra.
Infine, terzo “background” creato dall’autore: il Formicaio. Senza dubbio anche questo è un ambiente assolutamente ben riuscito. Anche il Formicaio – scuola dedita all’addestramento di assassini – risulta possedere una sorta di duplice organizzazione, seppur comandato e gestito dagli adulti sono i bambini e gli adolescenti che la frequentano i “veri protagonisti”. Insomma si è capito che gli adulti, in questa storia, sono solo di contorno, no?
In un certo senso tutto il romanzo viene mostrato al lettore dal punto di vista dei più piccoli, che vengono dipinti come adulti senza perdere nulla delle loro peculiarità fanciullesche. Una sorta di invito da parte dell’autore? Come a voler elogiare un mondo in cui, per diventare grandi, non si deve necessariamente “perdere” parti di sé per sostituirle con altre considerate dalla società “più mature”; a quanto pare anche i marmocchi possono ostentare tali qualità e molto meglio degli adulti.
I personaggi sono tutti caratterizzati in maniera egregia, l’autore ci sa fare e si nota. Ogni personaggio ha un proprio dialetto, carattere, anima e scopo. Nessuno viene dimenticato o lasciato indietro e tutti si mostrano in perfetto stile “Meterra”: unione perfetta di bene e male, di bianco e nero. Nessuno è “buono” o “cattivo” a prescindere, le sfumature in ogni creatura sono tracciate con abilità.
Tra i personaggi secondari più belli ritroviamo senza dubbio Egulash, con quel carattere duro e pragmatico. È un ladro e una farabutto e non si tramuta improvvisamente in una mammoletta tutte moine solo perché Mimì gli fa tenerezza, è un duro e lo dimostra fino alla fine. O almeno ci prova.
Altro personaggio molto bello è senza dubbio Heleton con quella sua calma letale. È il prescelto destinato ad andare a Meterra per uccidere il rifugiato, lo sa da sempre ma, dentro di sé, qualcosa lo spinge a credere che non può essere tutta lì la sua esistenza. Nonostante il tarlo, però, porta avanti la sua missione senza tentennamenti, un personaggio davvero stupendo. Scopriamo in fretta il suo “segreto”, lo si intuisce praticamente dopo neanche un terzo del romanzo e attendiamo con ansia il momento cruciale dello scontro. Momento che, però, dopo tanta attesa, viene liquidato dall’autore fin troppo facilmente lasciandoci in bocca un vago senso di delusione.
Molto belli sono anche gli altri membri del gruppo “H”, gli assassini compagni di Heleton. Hana, Hiperion, Hieronimus, Human… sono tutti assolutamente inumani, programmati per uccidere, ma, per contrasto, anche assolutamente umani con le loro paure, invidie, ribellioni e liti.
I personaggi degni di nota non finiscono certo qua ma, data la bravura dell’autore, elencarli tutti sarebbe inutile… Bisogna leggerli e conoscerli, uno dopo l’altro.
Un problema piuttosto grosso di questo romanzo sono i continui e repentini cambi di POV dei vari personaggi, che sono spesso lontani dall’interesse del lettore, e considerando anche che Meterra è una lettura piuttosto impegnata (con tutti i nomi, razze, zone, regioni, faide familiari o delle razze), alla fine aggiungono solo carne al fuoco durante la lettura rallentandola.
Un altro problema che è possibile riscontrare è il disequilibrio fra la parte iniziale – lunga, accurata e prolissa – con la parte finale – veloce e superficiale -. Molte – troppe! – cose sono lasciate non dette, troppi punti sono stati dimenticati e non risolti e, come detto, dopo la marea di spunti forniti dall’autore durante il romanzo questo causa una cocente delusione al lettore che si aspetta, alla fine, qualcosa di più.
Concretamente, cosa avrebbe potuto fare Mimì per Meterra? Che fine fa Heleton, come convivrà con la sua scoperta? La “Voce” che guidava Mimì da dove proveniva? Che fine fanno i segugi sopravvissuti? E qual è “l’altro scopo” che spinge il rettore del Formicaio a tenerlo ancora aperto nonostante il fallimento del suo scopo originario? Vista la fama di Mimì – tutti la cercano e tutti ne parlano! – perché i suoi nonni su Meterra non fanno nulla per trovarla? Se non vogliamo pensare al lato affettivo, una piccola fatua è sempre segno di potere, perché non catturarla?
Questi quesiti lasciano sperare in un seguito o quantomeno che l’autore si sia lasciato alle spalle delle porte aperte da poter sfruttare in futuro. Così tante porte aperte, però, lasciano un vago senso di disagio nel lettore che si vede privare di un finale concreto almeno sotto qualche punto di vita, se non tutti, spingendo il lettore a chiedersi, ci sarà un sequel? O meglio: voglio che ci sia un sequel? Dopotutto Meterra appare, veramente, perfetto così con tutti i suoi difetti.