Sotto casa mia c’è una banca, le volte che torno a casa – ed è più o meno l’ora di pranzo – davanti alla banca ci sono degli uomini e delle donne, questi uomini e queste donne sono molto disinvolti, sono vestiti con dei bei vestiti, hanno quei sorrisi che sembrano fatti apposta per le loro facce, io invece se provo a sorridere davanti allo specchio mi viene un sorriso che sembra quello di un altro trapiantato sulla mia faccia, guardo questi uomini e queste donne che sembra sempre che scherzino tra loro, sembra sempre che ci sia tra loro un filo di tensione sessuale, non sono mai sudati nemmeno quando fa molto caldo, vivono con le giacche e le cravatte e i tailleur, come se le giacche, le cravatte e i tailleur fossero il loro passatempo preferito, sospirano spesso e mi sembrano felici, mi ricordano i tempi della scuola, i primi giorni di settembre, quando vedevo i ragazzi più grandi che si ritrovavano dopo l’estate e io gli passavo davanti invisibile, quando non mi ero ancora dotato di un metodo di gestione della mia invisibilità, e poteva capitare ancora che ne soffrissi.
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