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Metodo Stamina: Alchimia Italiana del Ventunesimo Secolo

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
Metodo Stamina: Alchimia Italiana del Ventunesimo Secolo
È da un po’ che volevo scrivere un articolo sul metodo stamina. Della sua infondatezza scientifica, dello scandalo scoppiato su Nature e delle decisioni opinabili (per usare un eufemismo) prese dal parlamento italiano. In questo post mi permetto di spiegare brevemente cos’è il metodo stamina, il perché la comunità scientifica internazionale esprime preoccupazione, e mi chiedo, non trovando risposta, come sia possibile che il parlamento italiano abbia stanziato 3 milioni di euro per la sperimentazione di un trattamento per cui non esiste evidenza scientifica.

Cos’è il metodo stamina?

Il metodo stamina è un trattamento terapeutico a base di cellule staminali, messo a punto da Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia e professore associato di psicologia all’Università di Udine.

Vannoni sostiene di aver sviluppato la terapia dopo aver subito un trattamento in Russia per una paralisi facciale. Era il 2007. Vannoni ha poi invitato a Torino i due biologi ucraini ideatori della cura, per continuare le ricerche in Italia. Con questo metodo, Vannoni dice di aver trattato un migliaio di pazienti affetti da malattie anche molto diverse tra loro, tra cui Parkinson e Alzheimer, con una percentuale di recupero del danno altissima, dal 70% al 100%.

Il metodo consiste nella conversione di cellule staminali in neuroni: le cellule staminali vengono prelevate dal midollo osseo del paziente, e, dopo un’incubazione di circa due ore in una soluzione di acido retinoico, iniettate nel paziente stesso. [Dai uno sguardo alla pagina Wikipedia per maggiori dettagli]

E le evidenze scientifiche?

In un articolo sulla prestigiosa rivista Nature, Elena Cattaneo, ricercatrice dell’Università di Milano e neosenatrice della Repubblica, afferma che il metodo è potenzialmente pericoloso perché non è mai stato rigorosamente testato, bollandolo come “alchimia”. Davide Vannoni, pur criticando tali affermazioni, ha dovuto riconoscere di non aver mai pubblicato i risultati della sua ricerca.

Eppure un articolo scientifico esiste: è lo studio pubblicato dai ricercatori dell’ospedale triestino Brulo Garafalo su bambini affetti da Atrofia muscolare spinale, tipo 1. Nell’articolo pubblicato su Neuromuscular Disorders, si afferma che “il trattamento non ha influenzato il corso della malattia”.

In un commento a un articolo pubblicato online da Nature, Paul Browne, del Trinity College di Dublino, conferma questo punto e aggiunge che del metodo esiste anche un brevetto. Ma da una ricerca della stessa rivista Nature, risulta che il brevetto del 2010 è basato su immagini copiate (avete letto bene!) da precedenti articoli non correlati direttamente alla sua ricerca. Elena Schegelskaya, biologa alla Kharkov National Medical University e tra gli autori dell’articolo da cui Vannoni ha clonato le immagini, conferma che le immagini in questione sono state prodotte dal suo team di scienziati.

La preoccupazione della comunità scientifica

Tredici accademici, tra cui anche la neosenatrice Cattaneo, hanno firmato una lettera aperta al Ministro della Salute, in cui si mettono in evidenza i potenziali pericoli del metodo. Il premio nobel 2011 per la medicina Shinya Yamanaka ha pubblicato un comunicato in cui esprime preoccupazione per l’autorizzazione da parte delle autorità italiane di un metodo di cui non si conoscono né i dettagli, né gli effetti. Nature si è opposta in maniera chiara con una serie di articoli molto critici contro il metodo e contro le autorità italiane (qui, qui, qui e qui)

Il parlamento ha stanziato 3 milioni di euro per i test clinici

Nonostante la presa di posizione della comunità scientifica, nel maggio 2013 la commissione affari sociali della Camera dei deputati ha approvato all’unanimità l’avvio della sperimentazione clinica del metodo di Vannoni. Il parlamento italiano ha poi ratificato la sperimentabilità del metodo, stanziando 3 milioni di euro per i test clinici.

È di qualche settimana fa la notizia che la commissione di scienziati che, per conto del Ministero della Salute, doveva analizzare la fondatezza del metodo stamina, ha bocciato la sperimentazione, lasciando pochi dubbi: il metodo stamina “non ha consistenza scientifica”. Al momento il Ministero della Salute sta valutando la relazione degli scienziati per decidere se procedere o meno con la sperimentazione.

Non sono un politico, sono uno che lavora nell’ambito scientifico da diversi anni. Un metodo che non abbia prodotto nemmeno una pubblicazione scientifica e che si basi su un brevetto plagiato, a mio modesto parere, si può definire con una sola parola: “truffa”. Spaventa, inoltre, come parte dell’opinione pubblica si lasci convincere dalle immagini di un programma televisivo, mostrando una preoccupante mancanza di fiducia nella scienza. Infine, mi chiedo: com’è possibile che il parlamento italiano abbia stanziato tre milioni di euro per la sperimentazione di un trattamento che, privo di alcuna evidenza e visti i potenziali pericoli, allarma la comunità scientifica internazionale?

Una domanda a cui qualcuno seduto al Ministero della Salute dovrebbe rispondere.

 



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