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Metrocard

Creato il 16 gennaio 2011 da Aronne

 Del viaggio a New York adesso rimane solo la Metrocard che, per caso, ho trovato nella tasca del giaccone che mi ha protetto dal wind chill della Grande Mela. Riguardando la Metrocard, fermo a fissare la banda magnetica fino a quando l’immagine sulla retina diventa via via più appannata. Proprio come quando i registi vogliono indicare che il protagonista sta iniziando a rievocare. Ecco, in quel modo.
Vedo scorrere molti dei momenti che hanno significato la vacanza e la visita della più importante, famosa e più vista città degli Stati Uniti d’America. Il capodanno a Soho, nel ristorante i Tre Merli che porta il brand di una serie di ristoranti italiani, i primi nati a Genova. La visita del World Trade Center. Brooklin, i Musei, quanti. Le abbuffate delle porcherie americane, tra uno strike e uno spare, prima di rotolare dentro il letto del Millennium Plaza della 42 st nell’Upper East Side vicino al palazzo dell’Onu. Prima di aver fatto colazione con uova e bacon, come nei telefilm americani, dopo aver fatto una nuotata in piscina al 30 piano guardando Manhattan che anche quella mattina non è mai andata a dormire. Perché New York è l’unica città dove può realizzare i tuoi sogni proprio perché c’è sempre qualcuno che non dorme mai. Bene.
Puoi essere scettico, euroscettico. Antiamericano, ottimista o declinista. Cristiano, protestante, animista, ebreo, islamico, tutzi o hutu, sciita, curdo, assiro, caldero o sefardita. Puoi essere chiunque a New York, non sembrerai né strano, né diverso. E ti convincerai che è meglio così. Al netto di tutto. Che è meglio sempre averla e farla più lunga. Grattacieli, strade, macchine, hot dog, musei, portaerei, missili, borse, occhiali, fiumi, ponti. Tutto a New York è grande e di grande consumo. Da questa pentolona gigantesca che tutti contribuiscono a riempire fuoriescono rivoli di benessere, a volte una overdose di eccesso. Ma poca povertà. O se volete la minore possibile.
Andate a raccontare anche all’indiano che mentre vi accompagna in taxi, da una parte all’altra della scacchiera di street ed avenue, producendo le consuete scorregge che hanno preso l’ascensore, che voi siete dei declinisti, che pensate che il futuro che aspetta l’umanità è un futuro di povertà, di risorse limitate che si dovrà stringere la cinghia ed abituarsi ad un ritorno all’età di Saturno, fatta di costumi e stili di vita circoscritti e circospetti. Vi manderà al diavolo, bonariamente ovviamente. Perché a New York gli ospiti sono sacri. E nel 2010 ce ne sono stati 50 milioni. Record assoluto. E vi dirà che il business gira a New York. E che, anziché piangersi addosso, rileggendo i classici o i dettami dei neoclassici e contriti banchieri europei, bisogna darsi da fare a far girare i dollari. Ecco. Semplice. Far business, tuffandosi a capofitto in tutto ciò che da ricchezza, denaro da spendere, perché più ne gira più persone potranno vederselo passare di mano. Certo c’è a chi va a finire, c’è a chi rimane più tempo. Ma se lo hai anche per poco sei meno povero di quello che ne hanno pochi sempre. E’ l’economia globale, finanziariamente dotata, qualunquemente spesa, inequivocabilmente l’unico tavolo di Monopoli che oggi hanno attrezzato per noi. A New York puoi anche perdere la tua Metrocard ma è meglio non perdere quella di credito. E’ uno dei pochi motivi che creano intorno a te della diffidenza.
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