Cari lettori, ecco la nuova rubrica “MilleOrienti” pubblicata sul numero di ottobre di Eco-News, newsletter sulla sostenibilità ambientale. E’ dedicata al tema della lotta all’inquinamento in una città che è ormai un centro nevralgico del mondo: Pechino. Buona lettura.
«Ciao, il mio nome è Brooke. Mio marito e io stiamo pensando di trasferirci a Pechino con i nostri due figli di 10 e 6 anni. Quello di 10 soffre di asma e allergia alla polvere. Mi hanno detto che Pechino è molto inquinata e che è necessario usare dei filtri dell’aria. Qualcuno può dirmi che effetti pratici ha l’inquinamento in città e se c’è qualcosa che posso fare per garantirci una buona qualità della vita?». Quello di Brooke è uno dei tanti interventi che si possono leggere su un forum dedicato a scambi di opinioni e consigli fra persone che vanno all’estero: si chiama Expat Blog, e una delle città più discusse sul forum è appunto Pechino. Il perché è facilmente intuibile: la Cina è la potenza economica con la maggior crescita al mondo, Pechino è il suo centro e sono sempre di più gli occidentali che vi si recano per lavoro o per turismo. Il problema è che la capitale cinese è inquinatissima: alte concentrazioni di anidride solforosa, di clorofuorocarburi (da tempo vietati in Occidente), di polveri sottili e anche di sabbia, portata in città dai venti del deserto.

Torniamo allora a Brooke e alle sue domande su come tutelare la salute dei propri famigliari nella capitale cinese: cosa le hanno

Il mondo si accorse della situazione di Pechino nel 2008, quando gli occhi di tutti erano puntati sulla capitale cinese perché doveva ospitare le Olimpiadi. Quell’anno lo smog a Pechino risultò talmente alto da mettere a serio rischio, secondo alcuni critici, le gare di atletica leggera. Così non fu, come sappiamo, perché il governo cinese corse ai ripari varando una serie di norme restrittive nei confronti del traffico automobilistico privato, aprendo due nuove linee della metropolitana, sostituendo i motori inquinanti di migliaia di vecchi taxi e autobus, e incoraggiando i pechinesi a utilizzare i mezzi pubblici. Queste misure si rivelarono utili (tutte le gare olimpiche infatti si tennero regolarmente) però non sufficienti. Come dimostra il fatto che nel febbraio 2011 l’Ambasciata statunitense a Pechino, che ha un servizio di misurazione del livello d’inquinamento in città, ha lanciato l’allarme: era stato raggiunto il “livello cinque”, il peggiore. In pratica, in quei giorni, l’aria della capitale era davvero pericolosa per la salute.

Tornando a Pechino, secondo l’agenzia Xinhua nell’aprile 2011 l’Ufficio Protezione Ambientale ha lanciato un ambizioso piano anti-inquinamento con un doppio obiettivo: ridurre del 10%, rispetto all’anno scorso, la quantità di particolato nell’aria, e arrivare a un 80% di giorni di “aria pulita” entro la fine del 2015. Il traffico e la produzione autmobilistica sono oggetto di nuove restrizioni: nel 2011 è stata consentita la registrazione soltanto di 240mila nuove autovetture nella capitale cinese, contro le 800mila nuove auto del 2010, e 400mila veicoli dotati di motori vecchi e inquinanti sono stati ritirati dalla circolazione. E poi: potenziamento dei servizi pubblici, eliminazione progressiva degli impianti a carbone, investimenti in nuove applicazioni delle energie rinnovabili…
Insomma, proprio per la sua gravità e per l’urgenza di trovare soluzioni, il “caso Cina” si rivela interessante anche in campo ambientale; è possibile che in futuro possano arrivare proprio dalla Cina idee per nuovi modelli di sviluppo urbano, che abbiano come priorità la salute dei cittadini e una buona qualità della vita.