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Mettiamo le parole nei nostri cannoni

Creato il 13 giugno 2011 da Albertocapece

Mettiamo le parole nei nostri cannoniAnna Lombroso per il Simplicissimus

Mentre noi mostravamo quel po’ di coraggio che ci resta con 4 SI, proprio sul coraggio dibattevano sorprendentemente quei due impudenti rigattieri di valori e pensieri mediocri e regressivi, che una volta recitavano la rappresentazione della politica nel gioco delle parti di poliziotto buono e poliziotto cattivo, e che oggi invece stancamente litigano davvero.

Non so a voi, ma quella disputa sul coraggio alimentata da due cialtroni che confondono l’audacia dell’intelligenza e della progettualità, con la prepotenza, la prevaricazione, la sopraffazione e l’esercizio dell’iniquità come pilastro delle loro politiche di governo, mi offende.

Perché la temerarietà della ragione è una cifra necessaria all’esercizio della buona politica, mentre la sfrontata e proterva pratica del sopruso  per imporre interessi di parte, primato del profitto e rappresenta solo una delle declinazioni sia pure esplicite dell’autoritarismo di una oligarchia che sbraita becera i propri inappropriati diritti al privilegio.

Ma il coraggio in politica come hanno inutilmente ripetuto da Socrate a Arendt, è una virtù rara che appartiene a chi ama il mondo con lealtà, a chi lavora per salvaguardare  lo spazio politico (e dunque della libertà).  La “decisione cruciale”, per chi si dedica alla vita politica, riguarda la capacità o meno di amare il mondo più di se stessi quindi una  capacità che richiede valore e ardire, perché deve saper liberare “gli uomini dalla preoccupazione per la propria vita in ordine alla libertà del mondo. Il coraggio è indispensabile perché in politica la posta in gioco è il mondo non la sopravvivenza”.

Invece qui siamo in presenza di imprenditori della paura, tanto che la producono incessantemente per disamorarci della democrazia, della solidarietà e della responsabilità, dediti all’uso improprio di istituzioni, di beni pubblici e anche delle parole, in un precipitare delle idee generali, delle aspirazioni collettive, dei programmi finalizzati a un equo sviluppo della società finalizzato all’autoaffermazione di sé e al conseguimento del puro potere.

Le idee, le opinioni e le parole che le esprimono  servono solo come copertura dell’aspirazione a vari dispotismi e a far valere il comando dell’autocrate.

Se il numero di parole in uso è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia siamo davvero in pericolo. E ciononostante non c’è da disperare se ridotti a pronunciare solo si o no, trasformeremo questa occasione in un plebiscito per il ripristino di legalità, libertà e democrazia.

In realtà più che il numero delle parole è importante la loro qualità e il loro impiego democratico, perché non si corrompano i concetti, le idee e i principi: “sappi che il parlare impreciso non è soltanto sconveniente, ma nuoce allo spirito”, secondo Socrate.

E infatti nella complessiva slealtà e defezione rispetto ai cittadini questa classe politica ed imprenditoriale ha commesso anche un tradimento delle parole e sottratto verità al comunicare e alle regole della convenga che se ne devono nutrire.

Così la libertà da protezione dei diritti degli inermi è diventato lo schermo dietro il quale si consumano prepotenze e sopraffazione in nome della difesa dei privilegi. La giustizia da invocazione di chi si ribella all’iniquità è stata stravolta in modo che il potere e chi lo esercita vi si appelli per coprire e giustificare ogni sua azione anche la più iniqua.

E via via, legge di mercato per profitto e sfruttamento, obiettività per cinismo, guerra preventiva per aggressione, esportazione di democrazia per azione bellica in un crescendo di aberrazioni e ambiguità che coprono l’assenza di principi, valori e idee, che non siano solo al  servizio di una potenza cieca e ebbra di accumulazione di ricchezza, prerogative, vantaggi, immunità e franchigie.

Quei SI  che valgono come dei NO a questo regime, servono anche a preservare  l’integrità del ragionare, dell’intendersi con onestà, del rispettare la verità, dello scrivere insieme il futuro.


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