Nel 1951 Jack Kerouac scrisse un romanzo autobiografico, dal titolo On the road, che venne pubblicato solo sei anni dopo.
Nel 2012 Walter Salles, già regista de I diari della motocicletta, ne ha fatto un film.
Il libro ebbe un enorme successo, soprattutto tra coloro che appartenevamo alla Beat Generation. Un movimento costruito non solo intorno alla liberalizzazione sessuale e alla sperimentazione di nuove droghe, ma anche e soprattutto attorno al rifiuto del materialismo e alla ricerca di nuovi mezzi di espressione.
La trama è, in apparenza, piuttosto semplice: un viaggio attraverso l’America, fatto in autostop, autobus o automobile. Ed il film riprende le fila del racconto, lasciando che anche qui sia Sal Paradiso (pseudonimo utilizzato da Kerouac) a raccontarci quello che succede. Si parte da New York, per raggiungere Denver, poi San Francisco e la California tutta, fino ad arrivare in Messico. Un pellegrinaggio colmo di ansia di vivere e della voglia di liberarsi da ogni obbligo o schema. Ma nonostante le droghe, il sesso e le trasgressioni i dolori ed i tormenti restano.
E come per ogni viaggio che si rispetti anche per questo c’è un’adeguata colonna sonora.
Salles ha deciso di avvalersi nuovamente della collaborazione del compositore argentino Gustavo Santaolalla (vincitore di due premi Oscar), che ai suoi brani ha sapientemente affiancato canzoni di Ella Fitzgerald, Billie Holiday e Charlie Parker. In quegli anni, infatti, il jazz non era affatto una musica da intellettuali, quanto piuttosto del popolo, e meglio ancora del popolo di colore, che solo all’interno dei locali riusciva ad esprimere pienamente se stesso. E così le scene in cui i protagonisti si cimentano in balli scatenati sono quasi le più belle del film: passione, fermento, entusiasmo, follia sono solo alcuni dei sentimenti espressi da questi corpi completamente rapiti dal ritmo.
“Perché le sole persone che mi interessano sono i pazzi, i pazzi della vita, pazzi delle parole, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che non sbadigliano mai, o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come fuochi d’artificio nella notte.”