O forse era così:
– mi ami?
– ancora?
Non so dirvi bene, ma da quello che ho potuto sentire fra il casino della cassa che mi faceva vibrare il cervello e il freddo maledetto di quei meno 10 gradi di inizio febbraio, dovrebbe essere andata così.
Mi è sembrato che lui, in un motto di disperazione, le chiedesse esattamente questo: Mi Ami Ancora?
Ma forse non si è spinto a tanto e le ha chiesto soltanto se l’amasse.
Per sentirsi rispondere un umiliante e laconico “Ancora”?
E poi giuro di aver visto sempre lei – bella, per carità, ma anche un bel po’ atteggiata – girarsi dall’amica alla sua sinistra e dirle “ancora con ‘sta lagna”.
E devo dire che lui mi ha fatto un po’ pena.
Un povero ragazzo indifeso.
Un giovane uomo dal cuore tenero, vittima di una stronza come ce n’erano tante, quella sera.
Con la sua divisa perfetta. Un jeans stretto. Un maglione vintage. Un paio di occhiali con la montatura spessa.
Ed eccolo qui, da una parte, implorante.
Ad ingollare birre ghiacciate manco fossimo ad agosto.
Con la sua giacchetta stretta e un cappello ridicolo affondato in testa.
Dall’altra lo vedevo reggere la parte, dispensare sorrisi, strette di mano e ammiccamenti pluridirezionali.
Perché stasera siamo tutti amici.
Questa è la nostra sera.
E questa birra, invece, è già finita.
Avanti un’altra.
E nel gelo di questo posto quella domanda continuava a vagarmi in testa.
E ho pensato a quanto odore di muffa ci fosse attorno.
Quell’odore tendente al marcio, in effetti, c’era.
E poi ho sentito: Ancora? Ancora con ‘sta lagna?
E cazzo, ero io. Avevo cominciato a parlare da solo.