Mi autodenuncio!

Da Aquilanonvedente

Correva l’anno 1997; il mese era quello di aprile; il giorno posso anche recuperarlo, perché in cantina, da qualche parte, dovrei ancora avere le vecchie agende.

Ero assessore, con delega anche all’ambiente (notare l’anche). Dovevo andare a Bologna, alla sede della Regione, per un convegno sulla nuova legge sui rifiuti (ero regolarmente autorizzato dal sindaco).

Acquistai i biglietti del treno e la mattina del giorno prefissato mi recai in auto a Piacenza, in stazione.

Arrivato in stazione, scoprii che vi era uno sciopero di qualche sindacato (non ricordo quale) e il mio treno era stato soppresso. Il primo treno successivo per Bologna era dopo circa due ore. Troppo tardi, avrei perso metà convegno. Allora in quattro e quattr’otto decisi di andare in auto e partii.

Arrivai a Bologna superando tutti gli ostacoli, gli inceppamenti e le forche caudine che caratterizzano la nostra autostrada del sole (che si vedrebbe pure in padania, se riuscisse ad aprirsi una breccia tra le schifezze che saturano la nostra atmosfera, per merito nostro); sacramentai per trovare parcheggio e alla fine arrivai al convegno.

Verso le tredici (o forse anche le tredici e trenta) il convegno terminò e io me ne tornai al paesello. Appena imboccata l’autostrada mi fermai in un autogrill a mangiare un panino (poteva essere un camogli, un capri o forse una rustichella); credo che comprai anche una bottiglietta d’acqua (naturale, perché quella gasata mi gonfia e poi scorreggio).

Il giorno dopo in Comune dovevo compilare la scheda per il rimborso delle spese di viaggio. Anche se ero andato in auto – e quindi il rimborso delle spese sarebbe stato più alto – decisi di farmi rimborsare ugualmente i biglietti del treno.

Quando consegnai la distinta all’economa, questa mi disse: “Ah… è stato fortunato. Ieri c’erano un sacco di scioperi dei treni.”

“Veramente – replicai – anche il mio treno era stato soppresso e sono andato in auto. Ma chiedo ugualmente il rimborso dei biglietti del treno.”

L’economa mi osservò perplessa, poi aggiunse: “E non ha mangiato?”

“Ho mangiato un panino – risposi – in un autogrill. Ma se ero in treno, mica potevo mangiare in autogrill!”

“Non fa niente. – disse lei – Mi dia pure lo scontrino, se ce l’ha. C’ha già perso con le spese di viaggio, almeno le rimborso il pasto.”

Lo scontrino nel portafoglio l’avevo ancora, perché quando vado in autogrill ho l’abitudine di conservarlo fino all’uscita, in quanto temo che, infilando la porta per esempio con la bottiglietta d’acqua, qualcuno possa chiedermi la prova di averla regolarmente pagata; lo metto nel portafoglio e poi lo dimentico lì.

Ora, per tale motivo, e soprattutto dopo l’approvazione dell’ennesima legge anticorruzione, io mi autodenuncio per truffa ai danni delle casse pubbliche, perché ho sottratto il costo di un panino (poteva essere un camogli, un capri o forse una rustichella) e una bottiglietta d’acqua (naturale, perché…) consumati in autogrill mentre io nello stesso medesimo momento mi trovavo in treno, sul diretto Bologna-Milano.

Ovviamente rinuncio alla prescrizione e chiedo di essere anche arrestato: anche se non posso reiterare il reato, posso fuggire all’estero (qui) e forse anche inquinare le prove.

P.S.: troppi arresti; troppe leggi anticorruzione; troppi soldi che girano. Per risolvere il problema basta poco, l’ho già detto.

PP.SS.: io sarò l’unico al quale non solo le cooperative non hanno acquistato una copia del proprio libro, ma ho anche dovuto regalarne una al super-mega-presidente! Ma vaff…



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