mi costituisco

Creato il 25 giugno 2013 da Plus1gmt

Condannate me, condannatemi all’ergastolo. Altro che sette anni per concussione. Chiudetemi in galera e buttate via la chiave perché sono colpevole. Sono reo confesso, altro che mitomane. Perché è colpa mia, sono io la causa. Io ho contribuito con la mia complicità memorizzando sul pulsante numero cinque del telecomando del primo tv color che è entrato sontuosamente in casa mia nel 1980, un mastodontico ITT con tanto di slot sotto lo schermo porta-telecomando. Sedici programmi, il primo stadio verso il progressivo impigrimento della nostra specie non più costretta a comprimere gli addominali per tirarsi sul dal divano in finta pelle per passare dal primo canale al secondo alla comparsa del triangolino chiaro intermittente in basso, segno che dall’altra parte iniziava la trasmissione concorrente.

Sul pulsantino numero cinque, dopo il tre che ai tempi si dedicava a Tele Montecarlo e il quattro alla principale emittente locale, confesso di aver memorizzato Canale 5. Ma se avessi solo immaginato tutto quello che ne sarebbe derivato, potessi tornare indietro ci metterei una seconda volta Teleradio City, con la Giusy e il Leprotto Milcaro e le trasmissioni sponsorizzate dal mito del far west di Cavaria City. Ma io so che tutti voi che state leggendo siete passibili di pena quanto me. Mal comune mezzo gaudio. Se avessi saputo non avrei gettato via il mio tempo con i comici del Drive in, con i Jefferson e Archie Bunker e tutta quella merda che già allora era inesorabilmente superata. Non avrei atteso l’ennesimo show di Bill Cosby e la sua famiglia così afroamericana solo perché avevo un debole per Lisa Bonet. E ancora prima i cartoni animati, per non parlare di quel gigantesco marshmallow appiccicoso in cui ci sono finiti tutti, Franco e Ciccio, Raimondo e Sandra, Pippo Baudo e la Cuccarini e la Carrà fino all’apoteosi di Mike Bongiorno, la transustantazione, il verbo che si trasforma nel corpo di un vettore come l’ex rischiatutto in grado di plasmarsi in qualunque forma come tutti i suoi colleghi dello spettacolo, grazie al denaro sonante. Un filone d’oro come quello del Klondike che passa anche attraverso quel Claudio Bisio che poi ha la faccia tosta di presentare le kermesse elettorali dei sindaci di Sinistra Ecologia e Libertà, e per i comici che arrivano da Radio Popolare con il loro programma innovativo sul calcio come non lo avete mai visto, i cabarettisti che imitano e si burlano della famiglia reale con le tasche gonfie di mance come l’ultimo degli intrattenitori da matrimonio, con tutto il rispetto per gli intrattenitori da matrimonio.

Ecco, ogni ora della nostra vita che abbiamo perso davanti a una parte di questo progetto che ha dato una forma inusuale al nostro stivale trasformandolo in uno di quelli che si mettono le donne un po’ volgarotte, quelli alti fino a metà coscia, ogni minuto di trasmissione che abbiamo seguito, anche quelle dichiarate in differita ma sincronizzate come se fossero in diretta e ricordo benissimo un veglione di capodanno registrato il 30 dicembre per essere trasmesso la sera dopo con il countdown impeccabile a cavallo della mezzanotte e dio solo sa in quanti l’hanno guardato. Ogni secondo in cui il nostro televisore è rimasto sintonizzato sul canale del maligno, un voto gli è arrivato dritto al cuore e gli ha gonfiato il portafoglio, gli ha fruttato qualche milione di lire in pubblicità, gli ha spianato qualche chilometro di strada in consenso popolare.

Ma, soprattutto, ciascuno di quei singoli istanti ha condizionato almeno qualche giorno della nostra storia. Mettete insieme quante ore di programmi sono state seguite da allora a questa sera, all’ultimo TG5 che ha gridato vendetta al complotto della giustizia politicizzata, e otterrete un impero vasto almeno cento volte la superficie del mondo che abitiamo. Che non è tanto quello che si vede sopra a questo nuovo pianeta del sistema solare grande più di tutti gli altri messi insieme. Ma è la sua sostanza, che è la stessa della dignità del Sallusti di turno che è talmente liquida da rimescolarsi nel torbido ad ogni dichiarazione, a ogni articolo, a ogni frase in cui nega la verità. Questo mondo, che in molti vorremmo fosse spazzato via da un meteorite un giorno di questi, vive e pulsa sotto i nostri piedi e i suoi effluvi nemmeno li sentiamo più, tanto siamo fatti dello stesso liquame. Ora lo sapete. Sono stato io. Sono stato anche io. Non merito il vostro perdono. Ed è giusti che io paghi.



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