Magazine Diario personale

Mi dispiace devo andare, il mio posto è là…

Da Iomemestessa

…sì, là, nella ridente terra di affanculo, dove l’ho mandato l’altra sera insieme a qualche milione di italiani.

L’ad di Trenitalia, Mauro Moretti, anni 61, ha le palle che girano come una dinamo all’idea che gli decurtino la giusta mercede, c’est à dire 850.000 euro lordi annui. Che netti fanno 65.000 Euro al mese.

Vi risparmio il solito populismo d’accatto, che fa venire l’orticaria pure a me.

Senz’altro, ad un lavoro d’alta responsabilità, deve corrispondere un’adeguata remunerazione. Senza ironie. Perchè a certi livelli il dispendio di energie, fisiche e mentali, è enorme. A quanti sostengono che lavorare su un’autostrada in pieno sole sia decisamente peggio, rispondo che non sono del tutto certa che quanti lavorano su un’autostrada in pieno sole sarebbero disposti, a parità di stipendio, a fare l’ad di Trenitalia. Provate a trovarvi voi ogni giorno in una città diversa e a non dormire nel vostro letto per settimane e poi, ma solo poi, ne riparliamo. La fatica è molte cose.

Detto questo, a fronte di certi stipendi, sarebbe apprezzabile, anzitutto, una reazione un po’ più composta.

Quello stizzito ‘non gioco più’ su una persona che si ritiene un manager d’altissimo livello, e su un signore di quell’età, fa un effetto tra il patetico e l’infantile.

Secondariamente, nessuno discute il fatto che l’ad di Trenitalia abbia raggiunto gli obiettivi prefissi, però ha trascurato di specificare il metodo utilizzato per adempiere.

Depauperamento dei servizi, riduzione delle tratte, aumento dei prezzi. A fronte di un bene, meglio, di un servizio, erogato in regime di assoluto monopolio.

Nel senso che eccezion fatta per le Ferrovie Nord (che sono il male assoluto, ma non è questo il post per dirne) in Lombardia, non mi risultano altri esperimenti di reti ferroviarie in concessione a terzi.

Proporzionalmente le pur carissime autostrade offrono un servizio di gran lunga migliore.

Raggiungere l’utile, o il pareggio di bilancio, aumentando i prezzi, riducendo le corse e le tratte, e facendo viaggiare inermi pendolari su treni che definire sporchi è un complimento, non mi pare espressione di eccelse capacità manageriali. Ci sarebbe riuscito anche un amministratore mediocre.

Volendo comparare, e pur nella follia delle cifre, mi pare più meritevole dei suoi 2.200.000 Euro (lordi, ma pur sempre, sticazzi) Massimo Sarmi, l’ad di Poste Italiane, che è riuscito a raggiungere un attivo importante, a fornire prodotti finanziari non eccelsi, ma neppure rischiosi, a proporre opzioni per il risparmio delle famiglie (il Banco Posta) a costi ragionevolissimi, a fornire un servizio degno e decente a prezzi che rientrano (un po’ a fatica, ma in Italia è la prassi) nella media europea.

Intendiamoci troppi soldi anche qui, ma, da utente, meglio spesi. E, soprattutto, se quella società resta in utile, e viene mantenuta in utile, nonostante si muova in un regime comunque concorrenziale (pensate ai mille mila corrieri che consegnano anche documenti, pacchi e quant’altro), il manager deve essere senz’altro premiato. Poi, sul quanto si può anche trattare.

Ma sullo specifico caso di Moretti, credo che potrebbe tranquillamente accomodarsi all’estero, che la strada da lui tracciata potrebbe essere perseguita da molti altri, a cifre ben più contenute.


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