La trasmissione che adotta questo titolo di puntata è Pane quotidiano, in onda su Rai3. L’ospite chiamato a dibattere il titolo è Don Gino Rigoldi, autore tra l’altro del libro “Ricostruire la speranza”.
Per raccontare don Virginio (Gino) Rigoldi non servono tanti giri di parole, basta guardare i fatti. 42 anni come cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, un’associazione “Bambini in Romani” rivolta all’aiuto dei minori a rischio di abbandono, membro della Commissione centrale di beneficenza della Fondazione Cariplo. Fatti che raccontano di una vita dedicata agli ultimi, agli emarginati, ai più bisognosi, insomma la vita di un uomo di Dio.
“ Abitavo dentro al carcere e cominciavo al mattino fino a sera tardi, dopo 15 anni ho preferito star fuori ma, mi sono portato il lavoro a casa”… Circa dodici ragazzi vivono con lui, in affido a rotazione. Scontano così la loro pena, in un contesto più domestico, diventando parte attiva della famiglia che Don Gino ha creato insieme ai tre figli adottati che lo hanno reso pure nonno. Un modo decisamente rivoluzionario di vivere lo spirito cattolico. Un prete che non ha timore di combattere contro le troppe ricchezze ecclesiastiche, “le mitre ingioiellate, i macchinoni, le scarpette rosse, tanta ricchezza esibita mi ha sempre imbarazzato. L’insegnamento del Vangelo è un bel po’ lontano. Ora con papa Francesco le cose vanno molto meglio però. I professori della Chiesa non sono fatti per governare, hanno grandi idee, grandi filosofie, parlano bene, ma sul bene e sul male sono inadatti a qualsiasi decisone. Bergoglio sta riuscendo a fare quello che Ratzinger non ha fatto.”
Prete in prima linea con esperienze concrete che hanno plasmato il suo modo di affrontare la vita. “Ho un sogno, che la prima materia insegnata nelle scuole sia la relazione, il come si sta insieme, l’abitidine a guardarsi e a riconoscersi, gli altri non sono nemici, sono alleati per una vita più bella. La scuola è il posto migliore per aiutare i giovani a crescere. Ricominciamo a dimostrare amore per le nuove generazioni, fiducia nelle loro capacità e possibilità. Perché dare valore all’altro e costruire relazioni non è un gesto isolato, è un processo continuo che si deve percorrere con determinazione e volontà. È grazie alla speranza che molte persone hanno potuto cambiare vita, anche attraverso percorsi tortuosi. Il mio lavoro è costruire speranza”.
Cambiare è possibile, è il suo messaggio. La cultura della diffidenza è stata costruita attorno a noi ma è giunto il momento di ritrovare un po’ dello spririto caritatevole dello stare assieme. Sconfiggere la solitudine della nostra società che non lascia spazio ai nostri quesiti, non permette di porci una domanda di senso. E’ una società basata sul consumo che annega il desiderio dell’uomo, soffoca la sua sete di infinito. La società più violenta che ci sia, che ci lascia soli, e soli ci si inaridisce. E in un’epoca che vede in crisi le fondamenta della nostra comunità,
la famiglia e la scuola non sono più capaci di educare ma solo di istruire.
Tanti giovani perdono la strada, smarriti nella società liquida dell’amore di plastica, chimica chimera che attiva solo ormoni e dopamina, disprezzati da una società dove il lavoro spesso è interinale o subordinato, usa e getta, navigato, soddisfatto e mai rimborsato. Ma anche per questo stato di cose Don Gino ha la sua massima: ”
Si comincia da uno per arrivare a dieci, è un ‘ingiustizia che fortifica e si viene a patti con la realtà”.
E allora, Uomo moderno ritrova la purità dell’affetto e la semplicità dell’intenzione. Desidera, metti le tue passioni in movimento. Guarda la bellezza delle montagne, soffermati di fronte a un quadro di Raffaello, trova il coraggio di baciare la ragazza che ti piace. Vivi e dai vita alle tue passioni o avrai fatto solo finta di vivere.