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Mi fido o non mi fido? La logica di un turista in viaggio nella blogosfera

Da Thedoct

Blog: lo strumento degli strumenti del Web 2.0, generatore di tendenze e distruttore di reputazioni, grazie a viaggiatori che, attraverso il proprio diario virtuale, si fanno portavoce delle gioie e delle delusioni che tanti altri prima di loro hanno vissuto. Imparziali, neutri e disinteressati per antonomasia e, proprio per questo, degni di fiducia.

Se nella ricerca di informazioni turistiche per i nostri viaggi i primi siti che si trovano sono quelli di recensioni (TripAdvisor su tutti) un motivo ci sarà! Le opinioni personali, i consigli di chi ha “toccato con mano” quello che noi ci accingiamo a comprare e le valutazioni di un’esperienza che si è vissuta in prima persona, magari in qualità di “esperti” di viaggi sono la vera forza della Rete. I blog funzionano perché si avverte chiaramente l’individuo che c’è dietro, che non racconta un luogo in modo freddo e distaccato, ma mette in piazza le sensazioni, le emozioni e le passioni che hanno caratterizzato la sua esperienza. Niente retorica né architetture linguistiche, a enfatizzare il tutto ci pensano le immagini e i video. Riuscite a pensare a una strategia di marketing migliore?

Ma che succede se il blog diventa uno strumento intenzionalmente pubblicitario? Che fine fa la “selezione naturale” che Internet garantisce grazie al contributo di milioni di utenti? Le libere e appassionate opinioni dei viaggiatori che ruolo assumeranno se si dilaga la tendenza a “comprare” recensioni favorevoli?

Ormai è chiaro a tutti, il Web 2.0 ci ha consegnato un turista evoluto e consapevole di cosa voglia dire popolare il mondo digitale: visibilità e influenza potenzialmente a livello globale. Opportunità allettanti che possono portare un blogger a ripensare alla propria filosofia d’imparzialità e a lasciarsi tentare dalla possibilità di un ritorno economico per i propri post. In fondo, il suo è un vero e proprio lavoro. Ma come reagiscono i turisti in esplorazione del Web alla ricerca di esperienze dirette e consigli imparziali?

C’è poco da fare: se manca l’autenticità, il turista se ne accorge, non si fida e fa sì che non si fidino neanche i suoi colleghi cibernauti. E allora, qual è il confine da non travalicare? Come ho detto, tenere un blog è un lavoro e come qualsiasi lavoro ciò che paga è la professionalità! Scrivere di un hotel in cui non si è mai stati non è promozione…è farsi male da soli, è perdere follower e, di sicuro, non è essere professionali!

Pensandoci bene, quanto può valere un post da premio Oscar, in cui si magnifica ogni dettaglio della fake experience e si accumulano aggettivi su aggettivi per sopperire alla mancanza di realtà, se poi il Web è popolato da utenti che si mostrano profondamente insoddisfatti dalla loro esperienza nello stesso posto? A meno che non si decida di ingaggiare milioni e milioni di “falsari”, ben presto l’intervento fake tanto ben confezionato verràsopraffatto dalle opinioni autentiche del popolo della Rete. E il circolo si chiude: torna la selezione naturale, torna la forza delle persone e vince la sincerità.

Altro discorso sono i blog tour: ottima iniziativa delle destinazioni che risentono di scarsa popolarità, che hanno un’immagine da recuperare o degli stereotipi da abbattere. In questo caso il blogger non si “vende”, ma la destinazione lo riconosce quale interlocutore autorevole, testimone privilegiato da persuadere, opinion leader che è meglio avere come amico piuttosto che come nemico! La sua esperienza magari sarà un po’ più inscenata, i ristoranti scelti un po’ meno casuali e forse il racconto un po’ più teatralizzato…ma è pur sempre un’esperienza personale e, come tutte le esperienza personali, è autentica!


Destination manager, marketer e chi più ne ha più ne metta, ricordate che l’unico modo per costruire un rapporto sincero è entrare in punta di piedi nella vita degli utenti, con naturalezza e umiltà, senza aggredirli né raggirarli…heart to heart, ricordate?

Articolo di Federica Miceli

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