A me la questione del largo ai giovani e della rottamazione dei vecchi sta un po’ qui, ora anche se non mi vedete potete immaginare il gesto, e credo di averne scritto già altre volte ma essendo abbastanza vecchio non me ne ricordo. Ma non mi sta un po’ qui solo perché appartengo più alla categoria di quelli da rottamare che di quelli a cui bisogna stendere il tappetino rosso in onore del loro tumulto ormonale. Non credo che qualità, idee, voglia di rinnovamento, brillantezza, intelligenza, fantasia, lucidità, freschezza, lettere e testamento siano qualità correlate necessariamente al numero di inverni sul groppone. Anzi, se devo dirla tutta, nel piccolo della piccolezza del mio piccolo mondo antico è proprio tutto al contrario, e non vorrei sembrarvi presuntuoso ma la penserò così finché non conoscerò qualcuno più in gamba di me solo perché è nato dopo. Voglio dire, il fatto che i posti a sedere siano esauriti non è una buona scusa per prendere a calci chi li occupa solo perché chi sale dopo non trova una posto libero. Il che sta a significare che la fregola di potere non dovrebbe spingere bellimbusti con tutti i capelli in testa e non ancora sale e pepe a usare la propria età come unico elemento di eccellenza. Non dovrebbe costituire un fattore discriminante perché, a dirla tutta, lo trovo un po’ fascista. Sapete come è andata la storia, vero? Prima sono venuti a prendere quelli di ottant’anni, e noi non abbiamo protestato perché ne avevamo venti; poi sono venuti a prendere quelli di settanta, e noi non abbiamo protestato perché ne avevamo trenta; poi sono venuti a prendere i sessantenni, e noi non abbiamo protestato perché eravamo quarantenni; infine sono venuti a prendere noi, e non c’era più nessuno capace di protestare. Ora non vorrei buttarla sul patetico, e da un lato è chiaro che chi ha già dato tanto per una causa potrebbe anche farsi da parte e lasciare spazio a chi ha più risorse da mettere a disposizione. Ma è proprio questo il punto. Chi ha più risorse da mettere a disposizione? Ieri sera ho seguito Massimo D’Alema a Otto e mezzo, e stamattina pensavo alla dicotomia tra lui e uno come Renzi e mi sono ricordato due episodi documentabili del passato di entrambi. Un video in bianco e nero di Massimo D’Alema che arringa a un dibattito della FIGC, e un video a colori di Renzi che partecipa a un gioco televisivo andato in onda sulle reti Mediaset. Nel curriculum, è l’esperienza che dovrebbe essere tenuta in considerazione più di ogni altra cosa. Io, nel mio, per sicurezza la data di nascita la ho omessa.
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