Dal mio ritorno dalle vacanze sto vivendo un periodo di grazia podistica quale mai vissuta in passato, ove mi riesce facile ciò che prima richiedeva fatica improba. Certo non mi sono trasformato in un top runner, ma di sicuro sto correndo a ritmi inusuali per come sono stato abituato a conoscermi, ritmi che riesco a reggere per tutta o gran parte della gara, quando prima invece ne pagavo lo scotto perdendo terreno in seguito.
Ancora non ho capito se la perdita di peso possa giustificare il momento d'oro, o se esista qualcos'altro a me stesso ignoto. In gara mi guardo intorno ed ora vedo intorno a me i visi di runner di cui in passato scorgevo soltanto la schiena in lontananza.
La metodologìa di allenamento non è granchè cambiata, con quattro, oppure tre uscite alla settimana ed un chilometraggio che neppure arriva a 50 km la settimana.
E pensare che ho sempre patito l'estate, periodo di fiacca e di deprimente passo al chilometro, sempre considerata stagione di scarsi risultati, quando invece quest'anno porta con sè promesse di risultati ancora migliori con l'avvento del fresco.
A Robassomero, domenica scorsa, un 27esimo posto sui 60 (sic!) MM45 significa molto, così come il 262esimo posto, su 699, alla 5 Laghi di Ivrea, su una lunghezza mai sperimentata prima.
Ad inizio anno temevo che la frenetica attività concertistica avrebbe finito per condizionare in peggio quella podistica e che per quest'ultima mi sarei dovuto accontentare di gareggiare ogni tanto con poca convinzione, ma i fatti mi stanno dimostrando, dopo un inizio anno di effettivo letargo agonistico, che la realtà attuale ha preso una piega ben diversa.
Aldilà dei meri numeri c'è il sentire che le gambe rispondono, che c'è la giusta grinta, la voglia di far bene, e c'è fiducia.
Questo mix di ingredienti, probabilmente, spiega la situazione.
Forse.
Un saluto.