“Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto” Jorge Luis Borges .
Basta guardare le foto di quando ero piccolina per rendersi conto che hanno sempre fatto parte di me e del mio viso magro, pallido e allungato. Solo oggi realizzo che dev’ essere soprattutto questione di struttura cranica. Senza procedere a doverose verifiche scientifiche, deduco a spanne che la distanza fra le mie orbite e la pelle che ricopre il volto sia minima, pressoché inesistente. Che sia per questo motivo che mi sento accerchiata ? Poco importa.
Dorothy ParkerAccettate questo mio omaggio per iscritto, care amiche cromaticamente invadenti, come inno alla vostra magnificenza!
Malgrado le avversità e i malintensi, mi preme comunicarvi il mio amore, perché oggi più che mai vi sono grata di solcare il mio volto. E da quando ho smesso di farvi la guerra, provo infinita tenerezza nel vedervi reagire al tempo che scorre e alle emozioni che esso porta inesorabilmente con sé. E non ho intenzione alcuna di betonarvi, cancellarvi con lo stucco, indebolirvi con l’argilla, neutralizzarvi con un pennarello color carne. Né di massacrarvi con la fiamma ossidrica o creme ghiacciate dalle oscure composizioni corrosive. Non cederò alle manipolazioni del dio mercato che mi vuole monocromatica, levigata e formattata, pronta per esser facilmente consumata.
Non voglio più che vi si rintocchi, vi si minacci, vi si disprezzi o derida. No, non centra nulla il “quante ore di sonno” io sia riuscita a concedermi. E : no, non sono malata né soffro. No, no, no, davvero no; vi rassicuro, sto benissimo, non sono stanca e no, non sto covando qualcosa.
Sono nata così, il mio viso e le sue predisposizioni facevano parte del mio mazzo di carte. Il mio carattere burrascoso e la mia inclinazione al tormento e all’irrequietezza perpetua hanno fatto il resto.
Anna MagnaniVoi, care ombre bluastre, siete sempre state parte di me, pronte a deliziare le mie mattine allo specchio, a sottolineare il mio sguardo come neanche un giro di uniposca potrebbe fare, a farmi capire cosa vuol dire sentirsi un panda, a rendere la mia aria greve, seria e spigolosa. A renderla a volte persino profonda, malinconica.
Siete state voi a farmi capire che il mio volto è il vulnerabile e accogliente attore principale della mia alterità. Voi e sempre voi avete dato peso e singolarità al mio modo di muovere freneticamente le pupille, lo sguardo, sottolineandolo in senso letterale.
Oggi vi indosso con fierezza, care amiche.
E ricordo con affetto la voce di mia nonna Ada, figlia della laguna veneziana, che mi diceva con infinita dolcezza : bambina, ti xe stanca, ti ga’ i calamari.
E ricordo con accorato affetto i volti di tante donne per me d’esempio. Le mie instancabili fonti d’ispirazione. Donne che sicuramente non avrebbero amato cancellature a colpi di photoshop e non avrebbero speso inutili soldi in cosmetica nel tentativo di annientarvi. Donne che hanno saputo essere come volevano essere e non come altri volevano che loro fossero.
Consapevoli che il tempo e i nostri sforzi tracciano, disegnano e marcano il nostro viso, rendendolo espressivo, capace di comunicare sentimenti, forze e paure, intrecciate nel tempo che passa e nella pelle che invecchia e che si assottiglia.
Virginie DespentesGoliarda SapienzaJulia Kristeva
C’è qualcosa di più bello o commuovente di un volto singolare che cambia nel tempo e dello sguardo che lo accompagna ?
Care occhiaie, accerchiatemi finché ci sarà energia vitale in me, combatterò per voi e con voi, grata ad ogni ruga che mi scolpisce, disegna e contraddistingue nella mia unicità e che mi rende capace di trasmettere emozioni in un modo che é soltanto mio.
Rita Levi MontalciniNel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto: nella manifestazione, nell’«epifania» del volto dell’altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso condividere con l’altro. E l’assoluto si gioca nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di un gesto di complicità o di aggressività, di accoglienza o di rifiuto. Emmanuel Lévinas
“L’essere della vecchiaia è la rivelazione dell’essenza del fenomeno, qualunque esso sia. Di un albero giovane — di un acero, di una quercia, di un frassino — non si può dire che cos’è o sarà finché non lo vediamo completo, vecchio, contorto nella sua forma. E quella forma contorta è il carattere di quell’albero. Anche gli oggetti che abbiamo creato a nostro uso — ad esempio un muro decrepito, un insieme scomposto di sassi — rivelano nella vecchiaia il loro carattere. Così, un vecchio viso. Il carattere si rivela solo alla fine della vita. La vecchiaia è la manifestazione suprema del carattere e in questo senso è la manifestazione piena dell’essenza” James Hillman
Julia