Ho perso anche le cose da dire.
Anzi le avrei ma non so come dirle, perché alla fine tutto è già stato detto quindi mi ritrovo nelle parole altrui e le mie si mettono in prepensionamento.
Allora è meglio il silenzio, che dare aria alla bocca. Per quanto poi mi si crea un po' di muffetta nel cervello. Eh ma si sopravvive per un po', male non fa.
Avevo iniziato ieri a scrivere due parole contro l'indignazione diffusa, i preconcetti e le ipocrisie seguendo un filo di pensieri che mi porto dietro da un po' di giorni in seguito ad un discorso che ho ascoltato mio malgrado.
Poi mi sono accorta che ero perfettamente allineata con quello contro cui stavo puntando il dito.
Perdindirindina, mi son detta.
(Essì un po' più volgare in effetti, che tanto dentro la mia testa Di pappagallo ancora non ci arriva!)
Ero lì che girellavo con il Cicciotto per le strade del paese e mentre mi infilavo per la centesima volta nel "biuco nel muro" pensavo che quello che avevo iniziato a scrivere proprio non aveva senso. Perché in fin dei conti è un meccanismo che si autoalimenta.
Siamo di propensione crepuscolare, almeno io lo sono. Sempre pronti a vedere cosa c'è che non va e a sottolinearlo, mentre i fatti concreti latitano.
E girando intorno mi son detta che non valeva la pena star li a puntare di nuovo il dito contro le mancanze di un paese, di un gruppo, di un contesto sociale.
Le possibilità sono tante per agire, e mi tornava in mente il disegno postato da Anna su FB qualche tempo fa.
Ora non so più dove pescarlo, perché dovrei andare sulla sua bacheca, ma io ho uno strano pudore. Mi sembra quasi di entrare in a casa d'altri senza essere invitata (lo so, lo so non ha senso...), mentre nella timeline sei in mezzo alla strada e allora lì va bene tutto.
Comunque, il disegno raffigurava un gruppo di persone su un asse in bilico sul precipizio. Dall'altra parte dell'asse la rappresentazione del potere: un tizio dietro una scrivania.
Tutte quelle persone avrebbero dovuto solo fare un passo indietro insieme.
Tutte insieme in comunione d'intenti. Per una volta dimentichi delle proprie individualità.
Ci vuole umiltà per liberarsi.
Allora son tornata a casa e ho cancellato tutto quel veleno inutile che tanto i discorsi da medioevo li sentirò sempre, anche da chi meno mi aspetto che me li sbatta in faccia. Tanto vale concentrarsi sul movimento, sul cambiamento.
Si. Può. Fare. Rimettiamo a posto la candela!
Volevo condividere con voi il manifesto "Politiche per la felicità. L'ho conosciuto tramite V1MB e ora è pronta la traduzione grazie al gran lavoro di Elle.
Sono all'inizio della lettura (lo so, sono spaventosamente lenta), ma bisogna pur cominciare no? Intanto diffondo, che è uno dei miei nuovi poteri.
Mhuhahahahaha....