La casa editrice Il Castoro porta ancora una volta nelle librerie italiane i libri del celebre e pluripremiato illustratore americano Mo Willems.
Si tratta di due nuovi albi – “Mi sono rotto la proboscide!” e “Devo offrire il mio gelato?” – della serie dedicata alla coppia di amici per la pelle formata dall’elefantino Reginald – prudente, ansioso e un poco malinconico – e la maialina Tina, al contrario allegra, coraggiosa e spumeggiante.
Compagni di avventura ben assortiti, in grado di mettere in scena dialoghi briosi, vivaci e irresistibili.
Pachidermi e porcelli sono da sempre personaggi diffusi e amati nella letteratura per l’infanzia e in particolar modo negli albi illustrati dove, declinati in tante varianti, alcune famosissime (Elmer, Babar, Olivia…Grazia Gotti nel suo recentissimo saggio “Ne ho vedute tante da raccontar” ha dedicato addirittura dei capitoli a elefanti e maiali), fanno bella mostra di sé e delle loro fattezze, piacendo molto ai bambini per simpatia e bonarietà o piglio e intelligenza.
Tutti gli albi della collana dedicata a Reginald e Tina sono decisamente esilaranti e anche queste due novità non deludono.
Come negli altri, l’autore utilizza per il suo racconto le tecniche del fumetto, permettendo così ai bambini, anche piccoli, di familiarizzare con esse.
Pur senza le classiche cornici delle vignette, ciascuna pagina di fatto rappresenta una momento narrativo riconducibile ad esse, in una sequenza temporale ravvicinata e dinamica.
La voci dei protagonisti sono affidate ai balloon, le nuvolette, la cui forma può variare, ad esempio a seconda se il discorso rappresentato si svolga a “voce alta” o sia un pensiero o un ricordo (o ancora le stesse posso essere collegate tra loro ad indicare andamenti più o meno concitati nel parlare o nel pensare).
Lo svolgimento dell’intera storia è affidato al dialogo tra i personaggi e non esiste nessun narratore fuori campo che racconti o spieghi. Maialina ed elefante si muovono su sfondi bianchi, essenziali, dove gli elementi esterni, se necessari perché funzionali alla narrazione, sono comunque ridotti al minimo.
L’attenzione del lettore è quindi tutta rivolta ai simpatici protagonisti, alle espressioni del loro volto e del corpo, divertentissime e perfettamente in linea con la storia e con le emozioni in gioco. Anche la grafica del testo cambia a seconda del tono – e quindi dello stato d’animo – con il quale le parole vengono pronunciate: grandi caratteri nel caso sia necessario un grido, molto piccolo per i sussurri, ma anche corsivi e stampatelli inseriti ad hoc.
Si badi bene però che qui non si tratta, come in alcuni albi, di un “suggerimento” di lettura ad alta voce (anche se, ovviamente, può assurgere anche a questa funzione) bensì di un vero e proprio meccanismo mutuato dal fumetto là dove, non essendoci (o essendo limitate) parti di testo destinate a raccontare cosa avviene oltre ai dialoghi, questi devono poter esprimere autonomamente e chiaramente, in connubio strettissimo con le immagini, anche il contenuto emotivo, il ritmo e quant’altro necessario ad un pieno recepimento della storia e ad un coinvolgimento del lettore.
D’altro canto il fumetto è ciò che, in un certo senso, “sta tra il libro e il cinema (o il cartone animato)” e come tale deve comportarsi.
Sono quindi veri e propri sketch, questi di Reginald e Tina, che si svolgono in un breve lasso di tempo, vivaci, imprevedibili e gustosi e sempre pervasi dal tenero e indissolubile filo d’amicizia che lega i due protagonisti.
Nella prima avventura troviamo l’elefante reduce da una brutta avventura: una stretta fasciatura al naso ci rivela che è accaduto quanto annunciato dal titolo, il nostro amico si è rotto la proboscide.
Dopo l’incontro con un’allarmata Tina, lo svolgimento dell’albo è teso a scoprire come è avvenuto l’infortunio. Diversi flashback quindi, intervallati dal dialogo tra i due amici, raccontano la storia, che si farà via via incredibile e paradossale mentre la maialina, sempre più curiosa, tenderà a perdere la pazienza.
Un effetto comico dirompente che si amplificherà ancora di più quando, dopo una risata che pareva finale, il lettore di troverà un colpo di scena aggiuntivo a rendere ancora più pieno il divertimento.
Ecco come si avvia la storia:
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Nella seconda siamo invece di fronte all’annosa questione, quella che in molte vignette di un tempo si figurava col diavoletto e l’angioletto appollaiati sulle opposte spalle e dare ciascuno il suo suggerimento: comportarsi eticamente o secondo la propria convenienza?
Reginal ha appena acquistato un succulento gelato e non vede l’ora di gustarlo. Ma, improvvisamente, gli viene in mente che forse dovrebbe dividerlo con la sua migliore amica, Tina.
Parte da qui un’alternanza di pensieri, molti dei quali mostrati da vignette “ipotetiche” – nuvolettate in modo da ben rappresentare la loro funzione di mostrare non un’azione reale, ma una immaginata – mirati a convincersi ora della necessità di agire nel bene e nel giusto ora della possibilità di non farlo, con gli adeguati, e spassosi, alibi.
Ovviamente anche in questa storia i fatti non andranno come il buon elefantino aveva previsto ma, quando di mezzo c’è l’amicizia profonda e sincera, anche finali alternativi possono essere piacevoli e confortanti.
Per quanto riguarda quest’ultimo albo mi sento in dovere di prevenirne il possibile uso “aspirina”: non è un libro per insegnare ai bambini a condividere le proprie cose. E’ una storia ottimamente costruita, dal ritmo impeccabile, divertentissima, da leggere per piacere e, magari, approfittarne per ridere di comuni dubbi e stati d’animo che riguardano i grandi come i piccini e che fanno parte dello stare insieme e dell’amicizia.
Qui ho raccontato un altro libro di Reginald e Tina.
(età consigliata: dai 4 anni)
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