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Disco pop o disco jazz del mese? Non saprei rispondere, o forse neanche ha importanza: ciò su cui non si discute è che sia il disco del mese. Mia Martini incontra il jazz e il jazz incontra la canzone d’autore italiana. Maurizio Giammarco e Mia Martini avevano già collaborato in occasione della raccolta Ci ritorni in mente, un LP della Gala uscito sul finire del 1990 che raccoglieva diverse letture in chiave jazzistica, più o meno riuscite, di canzoni firmate da Lucio Battisti. In quell’ occasione avevo parlato con Mia della possibilità per lei di dedicarsi seriamente al jazz e Giammarco, presente all’incontro, l’aveva incoraggiata a provare. Evidentemente non si trattava soltanto di battute e quella che sembrava dovesse rimanere una collaborazione occasionale si è trasformata in un rapporto artistico intenso e ricco di grandi momenti musicali. Supportata dai musicisti che abitualmente accompagnano Giammarco (ma accompagnare nel jazz è parola da intendersi con elasticità, visto che i musicisti in questione sono a loro volta dei leader), Mimì si è esibita in un tour estivo in cui il repertorio era formato da standard jazz e da canzoni.
L’album che testimonia quei concerti rappresenta veramente uno dei momenti più felici della sua carriera sottolineando a un pubblico che negli ultimi anni sembra essere un po’ smemorato la grandezza di una ‘signora’ della musica italiana. Sono passati trent’anni dai tempi di I miei baci non puoi scordare, incisa col nome di Mimì Bertè, trent’anni vissuti pericolosamente, alternando grandi sucessi a periodi di totale oblìo: da Oltre la collina, il suo primo 33 giri, datato 1971, a Piccolo uomo, da Minuetto a Che vuoi che sia se t’ho aspettato tanto, da Per amarti al capitolo che contiene la collaborazione con Ivano Fossati. Poi quelle voci maligne che l’avevano tenuta lontana dalle scene perché nessuno aveva voglia di lavorare insieme a lei, considerata una ‘portasfiga’. E non finisce mica il cielo, Almeno tu nell’universo, La mia razza sono i più recenti cavalli di battaglia di un’artista che ha raccolto molto meno di quanto aveva seminato. Mia Martini non ce l’ha mai fatta completamente e forse è questo che la rende ancora più grande: si è vero, può contare su un proprio pubblico come tutti i big, ma questo non sempre basta. Ha vinto moltissimi premi (però, guarda caso, quasi tutti assegnati dalla critica) e ciò nonostante non è mai stata considerata un’intoccabile della nostra musica leggera. Eppure, forse è proprio lei il punto di più stretto contatto fra la nostra canzone d’autore e il blues, che del jazz costituisce l’archetipo. Non vorrei esagerare accostandola a Billie Holiday, perché i puristi potrebbero non perdonarmelo, ma una cosa è certa: entrambe queste signore hanno sempre cantato la loro canzone, sia quando toccavano il cielo con un dito che quando invece camminavano nel fango. E così, è emozionante la rilettura di brani come La mia razza e Pensieri e parole accanto a classici della canzone americana come Love for sale o ancora all’incontro con la premiata ditta Lennon/McCartney in Come together. Memorabili anche Va a Marechiaro di Enzo Gragnaniello e Gente distratta di Pino Daniele. Il gruppo guidato da Giammarco si muove in perfetto equilibrio tra le melodie di Mimì, alternando a questi momenti delle altrettanto felici improvvisazioni, giocando a ‘stravolgere’ tempo e armonie, ma senza mai snaturare la ‘canzone’. Quello che viene fuori è un album che, oltre a restituirci una grande interprete, si pone come il primo gradino (se si eccettua il già citato tributo al repertorio più classico di Battisti) per la costruzione di un repertorio jazz che prenda spunto dalla nostra canzone piuttosto che da quella americana, da sempre linguaggio comune dei jazzisti di tutto il mondo. E’ chiaro, all’inizio sarà un discorso limitato al nostro paese, ma varrebbe la pena provare: dopo tutto, Autumn leaves e Vedrai vedrai hanno quasi gli stessi accordi….
Articolo apparso su Velvet POP Anno 1992. Autore: Luca Bernini
Il video di "Come together" in versione jazz
http://www.youtube.com/watch?v=QwCBh1O_T08
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L’album "La musica che mi gira intorno" commentato da Mia Martini
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