Magazine Cultura
Oggi ho avuto una brutta notizia da Buenos Aires. La vecchia libreria del signor Schiffer è stata chiusa. Ecco il mio ricordo.
Ogni giorno che trascorro a Buenos Aires scopro qualcosa di nuovo. Ero di ritorno dalla tomba di Evita, camminavo lungo il muro del Cimitero della Recoleta, ed ecco, m’imbattei in una libreria antica con dentro un intero mondo, anch’esso antico. E’ stato un altro dei preziosi doni che ho ricevuto da questa città. Dietro il bancone, un anziano signore dall'aria distinta consultava alcuni cataloghi buttando di tanto in tanto un occhio a un vecchio computer sulla scrivania. Intorno all'anziano libraio, con gli occhiali e il maglione rosso, antichi mobili di ciliegio custodivano sotto chiave rarissimi e preziosissimi volumi dal valore sicuramente inestimabile. Regnava il silenzio più assoluto, un silenzio rotto soltanto dal rumore delle pagine sfogliate e dei passi che scricchiolavano sul legno del pavimento. L’avevo scoperta per caso e subito mi rammentò un bellissimo film con Anthony Hopkins e Anne Brancroft. Ricordate? Helen è una scrittrice americana che vive a New York, è alla ricerca di alcuni libri rari. Entra in contatto con una libreria specializzata di Londra, al numero 84 di Charing Cross (e questo indirizzo è anche il titolo del film). Inizia una relazione epistolare con il direttore della libreria: continuerà anche se i due non s’incontreranno mai. Per me questa libreria di Baires è diventata l’equivalente della libreria all’84 di Charing Cross. Anche dopo che sono tornato in Italia ho coltivato l'idea di mettermi in corrispondenza con il vecchio professore di storia in pensione che la gestisce. Un professore speciale, che di nome fa Gustavo Schiffer, per una libreria speciale. Fantasticavo: mi piaceva l'idea di scrivere, di scriversi e ogni tanto di farmi mandare un bel libro, raro e importante, che non avrei mai trovato in Italia.Libri scomparsi, libri ricercati, libri che nemmeno sapevo di desiderare. Ma soprattutto mantenere un contatto con un anziano signore che fa un mestiere bellissimo, un mestiere utile, benché oggi poco considerato, quello del libraio. E mantenere questo contatto malgrado la distanza. E magari farsi raccontare la città quando ti manca. Tra noi la scintilla era scoccata subito. "Davvero lei è uno scrittore viaggiatore?" mi aveva chiesto con malcelato interesse. Per poi aggiungere: "Peccato, non ho più il nostro precedente catalogo che avevamo dedicato a un’importante selezione di viaggiatori. C’erano molti libri in cui si racconta che cosa disse e cosa scrisse chi, nel passato, per un motivo o per l’altro, si avvicinò alle nostre coste e in questo modo influì sulla storia argentina. Invariante storica l’abbiamo chiamata". Non capivo bene cosa mi stava dicendo ma gli chiesi di mandarmi in Italia una lista dei libri di viaggio disponibili nei suoi archivi segreti. Chissà, forse avrei trovato qualcosa di importante. Fermo restando che l’aggettivo importante può voler dire molte cose in questo contesto: per esempio, sono importanti parole che ti schiudono la possibilità di un nuovo viaggio. Il vecchio signore con il maglione rosso continuava a incuriosirmi.Gli chiesi, con un certo timore, se la libreria era aperta ai tempi della dittatura e se lui era lì in quegli anni. "Certo!" mi rispose con slancio. Quasi a sottolineare che le dittature possono anche passare, ma i libri no, i libri in genere rimangono. Messaggio di grande speranza, questo. "La libreria è sempre stata della mia famiglia. Semmai proprio in quel periodo i generali mi imposero di lasciare la scuola e con la scuola l’insegnamento".E mi sembrò di avvertire la sua amarezza, sapore della sua vita. E allo stesso tempo compresi il riscatto che aveva cercato.Le pareti di libri intorno a lui, in un rapporto denso con il passato, gli avevano consentito una sorta di isolamento, un parziale distacco dal mondo dei disastri e delle ingiustizie. "Vuol sapere cosa penso quando qualcuno entra in libreria e mi chiede un libro appena uscito che magari è in testa alle classifiche? "Lo guardai con curiosità. "Penso che la lettura dei libri nuovi impedisca la lettura di quelli vecchi ".Poi è finita come quasi sempre finisce anche con i migliori compagni di viaggio, con i quali ti sei scambiato pure l'indirizzo. Non gli ho mai scritto dall'Italia. Ora però sono di nuovo a Buenos Aires e quella libreria mi è tornata in mente. Questa mattina mi sono svegliato con l’idea di farle visita e di salutare di nuovo il mio libraio. Con questa idea e con la voglia di sfidare la sorte. Vai a sapere, magari il signor Schiffer avrà qualche libro sul mio salesiano. Scricchiola ancora il pavimento di legno e annuncia l’arrivo del nuovo cliente. Rimane inconfondibile l’odore dolce della carta stampata e dell’inchiostro. Questo posto è pieno di libri che l’umidità dell’estate argentina invecchia precocemente.. Non è un bene per i libri ma d’altronde non siamo in un museo e i condizionatori costano.
Sono qui, a perdermi tra i palchi e soppalchi della libreria. Decido di acquistare dieci libri ormai fuori commercio da anni. Mi sono costati una piccola fortuna ma ne è valsa la pena. Ho comprato anche un’edizione rarissima di un racconto di Salgari. Lo regalerò a Paolo in omaggio al suo bellissimo Gli occhi di Salgari, un libro in cui si parla dei viaggi che si possono fare con i libri, sulle ali della fantasia. Paolo, da buon salgariano, sa che si può arrivare fino alla fine del mondo anche solo con l’immaginazione. A me a un certo punto non basta più, ho bisogno di mettermi lo zaino in spalla. Però so che questi dieci libri sono altrettanti viaggi. Non ho trovato niente sul mio missionario. Però il signor Schiffer si darà da fare e sa già dove cercare. Me l’ha promesso. Se troverà qualcosa mi scriverà. Già pregusto la gioia di una sua lettera. Un messaggio dalla libreria di un altro continente. Che emozione.Nemmeno fosse Charing Cross 84.Mi mette tristezza pensare che il futuro dei libri possa essere affidato solo ai bookshop on line e ai libri digitali da scaricare come le suonerie del cellulare. Salviamo i librai come il signor Schiffer.
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