Miazzina, macchia bianca allungata, dolcemente obliqua, sul contrasto del verde carico del monte, è eterno sorriso pallido. Non a grande effetto, ma a tinte miti, prolunga il suo sfilar di case sfoderate tra gli alberi con una dolce indifferenza buona, quasi imperturbabile a tutto ciò succede fuori di essa. E da qualunque finestra, basta un albero, traforato di foglie, per inquadrare un paesaggio. Laggiù, sempre uno scivolar di lago, così chiaro che non è più materia ma cumulo di luce. E sempre un sentiero sfocia verso un occhio di lago, luce liquida. Salire a Miazzina quando anche il cielo è sereno, è un po rivivere compiutamente, e piamente Tominetti.
[ E. Squassoni in la Gazzetta 9 settembre 1933 ]
Articolo di Filippo Spadoni[fotografie archivio Meschia, Tominetti]