Mica te lo perdi!? - L’importanza di chiamarsi Ernest

Creato il 01 febbraio 2013 da Lafenice
Ieri sera facendo zapping tra i canali ho beccato il film “L’importanza di chiamarsi Ernest, una deliziosa commedia - tratta dall'omonima opera di Oscar Wilde - che non vedevo da molto tempo. Dispiaciuta di esserci arrivata mentre giungeva quasi alla fine, ho consultato la guida tv e scoperto un paio di repliche, così ho deciso di proporvelo per Mica te lo perdi?!, rubrica iniziata e poi trascurata (sorry :( ) per mancanza di tempo.
Il film  è in programmazione per sabato 2 febbraio alle ore 15:10 su Iris e giovedì 7 febbraio alle 23:10, sempre su Iris.

Scheda del film Titolo originale The Importance of Being Earnest
Regista: Oliver Parker

Interpreti: Rupert Everett, Colin Firth, Reese Witherspoon, Judi Dench,Frances O'Connor
Genere: commedia
Durata: 97 min.
Anno:2002

Trama: Londra, fine dell'800. Jack Worthing, nonostante i suoi dubbi natali (è stato trovato dentro una borsa da un ricco benefattore) è divenuto un gentiluomo irreprensibile e un perfetto tutore di Cecily, nipote di chi l'aveva adottato. L'incontro con Gwendolen, ragazza dell'alta società, e il conseguente innamoramento darebbero una svolta alla sua vita. Ma la ragazza ha la ferma intenzione di sposarsi solo con qualcuno che si chiami Ernest, nonostante sua madre - la gelida e vittoriana lady Bracknell - abbia progetti ben diversi. Il bello è che anche Cecily ha la stessa fissazione, e il suo spasimante Algenorn è costretto a ricorrere allo stesso trucco di Jack. Vale a dire fingere di chiamarsi Ernest. Ma la cosa darà il via ad una serie sempre più scatenata di equivoci e a una incredibile rivelazione finale...



L’importanza di chiamarsi Ernest, diretto da Oliver Parker, è il riuscito e brillante adattamento cinematografico della celebre opera in tre atti di Oscar Wilde ambientata nella Londra di fine ‘800.
Algernon Moncrieff (Rupert Everett) scopre che il suo amico Ernest Worthing in realtà si chiama Jack (Colin Firth) e ha assunto un falso nome per allontanarsi di tanto in tanto dalla campagna - dove è costretto a mantenere una condotta irreprensibile in quanto tutore della giovane Cecily Cardew (Reese Whiterspoon), la quale crede che Ernest sia il fratello scapestrato di Jack – e approfittare dei piaceri che offre la città. Paradossalmente Algy si è inventato un amico malato di nome Bunbury da andare a trovare quando vuole fuggire dalla città e dagli obblighi familiari per rifugiarsi in campagna. Jack si finge Ernest anche per amore di Gwendolen Fairfax (Frances O'Connor) - figlia della rigida Lady Augusta Bracknell (Judi Dench) e cugina di Algernon – perché la bella e risoluta fanciulla è fermamente decisa a sposare un uomo con quel nome che le suscita sensazioni positive. Quando Algy conosce la dolce e vitale Cecily se ne innamora a prima vista, ma guarda caso anche lei vuole un marito di nome Ernest perché le ispira fiducia e allora immaginate un po’ come risolverà la situazione il nostro gentiluomo? Inizia così tutta una serie di esilaranti equivoci e scambi di persona, che raggiungeranno il culmine quando le due fanciulle si ritroveranno faccia a faccia, e ci accompagneranno fino al colpo di scena finale. Questo gioco degli equivoci e dei paradossi è perfettamente rappresentato dal titolo originale del libro (e del film) The Importance of Being Earnest, la cui traduzione italiana perde in parte l’essenza stessa della storia, perché l’aggettivo inglese “earnest” - che significa onesto, serio, coscienzioso - ha la stessa pronuncia vocale di Ernest. Ciò spiega perché le fanciulle inglesi sono attratte dagli uomini che hanno questo nome, e svela la loro superficialità nel fare affidamento ad un nome senza preoccuparsi se la persona che lo porta ne rispecchi o meno il significato. Un’ironica rappresentazione del pensiero di Wilde sull’ipocrisia della società inglese ottocentesca, per la quale non contano i valori morali di una persona ma l’impressione che questa dà di sé, perché l’importante non è l’essere ma l’apparire.
Il film è un adattamento fedele - pur con qualche piccola licenza (come le scene iniziali che introducono i protagonisti maschili o un paio di immagini fantasy/fiabesche) – per il quale il regista si è avvalso di ottimi interpreti maschili come Colin Firth, perfetto con il suo portamento da classico aristocratico inglese, e il bravissimo Rupert Everett, che sembra l’incarnazione di un nobile e un po’ eccentrico dandy. Brave anche le interpreti femminili, prima fra tutte la fantastica Judy Dench, la cui cinica e impositiva Lady Bracknell non può che rimanere impressa nella memoria. Il regista Oliver Parker non è nuovo alle trasposizioni sul video dei romanzi di Oscar Wilde, nel 1999 ha già portato sullo schermo l’ottimo film Un marito ideale, nel quale si era già avvalso della partecipazione di Rupert Everett, e sette anni dopo (nel 2009) L’importanza di chiamarsi Ernest ha diretto il deludente (almeno per me) adattamento cinematografico di Il ritratto di Dorian Gray - intitolato semplicemente Dorian Gray – in cui ritroviamo Colin Firth.
Una commedia piacevole, frizzante e ricca di humour che, attraverso dialoghi spassosi e battute mordaci, si prende gioco della società inglese con ironia e leggerezza.
E ora la scheda del libro. L'edizione della Newton Compton Editori raccoglie in un unico volume quattro romanzi dell'intramontabile autore inglese.


Oscar Wilde

L'importanza di chiamarsi Ernesto

l ventaglio di Lady Windermere

Una donna senza importanza

Un marito ideale.

Ebook:

eNewton Classici Pag. 285 - euro 0,49 

Versione cartacea:

Grandi Tascabili Economici Pag. 288 - euro 6,00
L’importanza di chiamarsi Ernesto, considerato da molti il capolavoro di Oscar Wilde, debuttò trionfalmente a Londra il 14 febbraio del 1895. Raffinato e provocatorio come sempre, con la storia di Ernesto, dandy conteso da tutte le dame, Wilde stravolge i canoni teatrali dell’epoca, lasciando che la parola predomini sull’azione, ironizzando ferocemente su un mondo in cui la forza degli individui risiede in quello che dicono e non in quello che fanno, nel blasone e non nelle idee. Con gli altri tre testi, conosciuti come «Society Dramas», irrompe sulla scena vittoriana il teatro delle idee e dei problemi sociali. In Il ventaglio di Lady Windermere, la “donna con un passato” nel tentativo di riconquistare una rispettabilità insospettisce la figlia, ignara delle sue origini, e per la quale alla fine si sacrificherà. In Una donna senza importanza, la protagonista è colei che riemerge dal passato quando suo figlio sta per intraprendere una promettente carriera come segretario di un lord, che si rivelerà suo padre, nonché cinico corteggiatore della fidanzata del ragazzo. La madre darà una svolta inattesa alla vicenda. Ne Un marito ideale, una simpatica ladra e ricattatrice ricompare nella vita di un ipocrita lord candidato a diventare ministro, minacciandolo di rivelare un’antica scorrettezza che gli fruttò il suo intero patrimonio.

«Comunque, vi dirò in tutta sincerità che non ho fratelli che rispondano al nome di Ernesto. Non ho nessun fratello. Mai avuti fratelli in vita mia. E non ho nessuna intenzione di averne uno in futuro.»

Vivamente consigliati sia il libro che il film.


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