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Michael Chabon: Mappe e leggende

Creato il 21 febbraio 2015 da Martinaframmartino

Michael Chabon: Mappe e leggende

L’intrattenimento gode di cattiva fama. Le persone serie imparano a difidarne e persino a vituperarlo.

Va bene, evidentemente non sono una persona serie, ma questo lo avevate già capito da soli. Non avevamo bisogno che arrivasse Michael Chabon a darcene una conferma.

Chabon è l’autore di Mappe e leggende, raccolta di saggi il cui sottotitolo è Avventure ai confini della letteratura. La frase che ho trascritto qui sopra è la prima del primo saggio.

Cominciamo con i punti negativi. Non sappiamo da dove provengono questi sedici testi, e la cosa mi ha infastidita. Una manciata di righe per spiegare dove e quando è stato pubblicato per la prima volta ogni singolo testo non ci sarebbe stata male, tutt’altro. E poi, cosa me ne importa dei ricordi autobiografici di Chabon o di opere che non ho letto e che so che non leggerò mai?

A quanto pare me ne importa. Non proprio di tutto ma abbastanza da dire che questo è un ottimo libro, anche quando parla di argomenti che in teoria non dovrebbero interessarmi. Chabon parla della scrittura per come lui la vive, e della letteratura che ha toccato la sua vita, ma i suoi commenti spesso vanno al di là della singola opera. Il tanto vituperato intrattenimento della prima riga comprende Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay, che ha scalato un bel po’ di posti nella lista die libri che voglio leggere, ma anche i romanzi di George R.R. Martin. No, non viene citato Martin in queste pagine, ma l’intrattenimento è anche lui, è ciò “che abbiamo per superare, o almeno illuderci di aver superato, l’abisso di coscienza che ci separa gli uni dagli altri” (pag. 15).

Il libro segue un percorso personale, ”in modo caotico e incompleto” ha scritto Emanuele Manco nella sua recensione per FantasyMagazine (http://www.fantasymagazine.it/libri/21735/mappe-e-leggende/), eppure gli spunti sono proprio tanti. Quello sullo scrittore di genere, ritenuto spesso inferiore a quello di mainstream perché il genere implica tutta una serie di convenzioni – come se il mainstream non ne avesse, e sul cambiamento materiale dei libri dello scrittore di genere quando riesce a uscire dal suo ghetto. Quello sulle mappe e sulla loro capacità di accendere l’immaginazione – e che io ami le mappe non è un mistero quanto meno da quando ho scritto un articolo di undici pagine dal titolo Cartografando i mondi inventati per il decimo numero di Effemme (versione ebook http://www.delosstore.it/ebook/47029/effemme-10/ e cartacea http://www.delosstore.it/delosbooks/47028/effemme-10/). E dalla cartografia il passo agli spazi vuoti sulle mappe degli esploratori dei secoli scorsi il passo è stato breve ma importante. Ne ho parlato anche a Novegro a inizio mese, anche se nell’occasione temo di essere stata troppo sintetica perché dietro a quel tavolo con me c’erano altre quattro persone e il tempo era limitato per tutti. Sull’incontro di Novegro comunque tornerò in futuro. Poi ci sono la luce e le tenebre, e se il Ragnarok si pone agli inizi della mia passione per il genere fantasy nel corso degli anni l’ho visto trasformarsi innumerevoli volte. Basta? No, con questi elementi non sono arrivata neppure a citare un terzo del libro, ma non intendo fare l’analisi di ogni singolo saggio e neppure elencarli tutti. Se siete interessati non solo a leggere una bella storia ma a rifletterci anche un po’ sopra questo libro puù fornire diverse interessanti chiavi di lettura.



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