Michael Krüger, poesie da «Poco prima del temporale»

Da Viadellebelledonne

Un attimo prima del temporale

una pioggia lieve, ed il cedro,
ricamato nella sera con mille
e un punto, perde il suo contegno.
Perfino le pietre si mettono in cammino
per cercare una sponda. Solo i corvi
dai volti spogli e biancastri
decidono di rimanere. Strappano
il velo, che nasconde le cose,
come se ci fosse qualcosa da mostrare.
Ogni cosa ancora visibile richiama
l’invisibile, che resta per sempre
e in eterno invisibile, quando si abbatte
il temporale.



È vietato sporgersi dal finestrino

Anche l’ultimo treno pieno zeppo,
come se gli uomini dovessero fuggire.
Il controllore chiede di passare.
«Grazie», dice, «grazie, grazie»,
davanti a lui tutti sono certamente uguali.
Fuori i paesi prendono il largo
portando con sé gli animali.
Con noi viaggia un vento,
in cerca di fuoco.
Un uomo è affacciato al finestrino
e fuma. Ascolta il coro gigantesco,
che prova incessantemente nel buio.
«Grazie, grazie, grazie tante»


Reality Show

……………………………………………….per Peter von Matt

Nel giardino adesso vivono lupi.
Commossi osserviamo
come si leccano le zampe sanguinanti.
Il loro odore si spande come gas.

Uno ha un’anatra fra gli artigli,
un altro due merli. Uccelli scalognati.
Chiediamo consiglio alla natura,
ma il sole non si scopre,

e la pioggia si è ritirata in centro.
Bestie affamate. I loro occhi s’illuminano
come inchiostro e sangue. Di notte giacciono
sotto il melo e digrignano

forte i denti.


A proposito dei sogni

Mio nonno, un contadino sobrio
dalle mani aride come carta vetrata,
sosteneva di sognare per principio
i sogni di altri.
Erano tempi miseri, la guerra
aveva abbandonato le sue armi pesanti
intorno alla cascina, e molti avevano dimenticato,
quello che avevano dimenticato.
Si riusciva a rinunciare quasi a tutto,
a domande, a caffè e a calore.
Anche ai desideri per non disturbare
la quiete del mondo. Ma che qualcuno
sostenesse così seriamente
di riuscire a rinunciare ai propri sogni
era, anche da noi, il colmo.



«Poco prima del temporale» si intitola la raccolta di Michael Krüger dalla quale ho tratto queste poesie, poco prima, quando il vento furioso comincia a soffiare e la natura delle nubi si addensa, scurisce e minaccia; poco prima, quando “perfino le pietre si mettono in cammino/ per cercare una sponda” e occorre dunque trovare riparo o mettersi a nudo o a uovo.
Ecco, poco prima, il noi di queste poesie, sospinto da “ un vento, / in cerca di fuoco”, come recita un verso bellissimo, scopre quanto gli sia vietato sporgersi ad indagare ciò che è fuori e che davanti al controllore, che pure dice “grazie, grazie” chiedendo di passare (e così facendo ci chiede di tra-passare…), “tutti sono certamente uguali”:

ugualmente uguali davanti alla natura che controlla, che è essa stessa il treno ansante dal “grazie, grazie” come uno stantuffo, per una relatività ristretta che limita e, anzi, preclude la possibilità di vedere fuori, magari che ci sia un fuori, perché, anche se i corvi “strappano / il velo, che nasconde le cose”, non è detto ci sia “qualcosa da mostrare” e, pure esistendo nel visibile il richiamo dell’invisibile, quest’ultimo è “in eterno invisibile”.

La vista dunque più in là non è possibile, adesso siamo ancora nel poco prima, e il qui e ora semmai è quel giardino dove “vivono lupi” e, dove pur chiedendo “consiglio alla natura“, “il sole non si scopre”. È un presente da “bestie affamate”, dagli occhi di “ inchiostro e sangue”, di pupille scure a presagire il temporale, bestie che non vedono se non per lampi, al più ascoltano “il coro gigantesco, / che prova incessantemente nel buio” e certo fanno parte del coro, ne sono dentro, perché più che la vista è l’ascolto che consente la coralità, quel colmo, così profondo e stupendo di “rinunciare ai propri sogni”, per “sognare per principio / i sogni di altri.”.



poesie da Michael Krüger «Poco prima del temporale», traduzione di Gino Chiellino, edizioni Frassinelli, 2005



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