Vi chiederete. Che cosa centra House of Cards con il cinema? In un epoca dove il cinema deve far fronte all’entrata in scena delle grandi serie (Breaking Bad, Lost, The Wire, i Soprano), si è potuto notare come grandissimi attori della settima arte si siano accorti delle grandi possibilità offerte dal piccolo schermo. Le serie tv, a differenza del cinema, possono approfondire meglio i personaggi e la storia, grazie alla quantità di puntate che sceneggiatori, registi e interpreti possono usufruire. Grazie ai successi ottenuti, la migrazione delle grandi star di Hollywood sembra essere diventata una pura formalità. Micheal Dobbs, scrittore britannico di grande successo nei paesi anglosassoni, deve il proprio successo in Italia grazie alla serie americana capitanata dai colossi Kevin Spacey e David Fincher. Fino a quel momento (ahimè), i suoi scritti erano sconosciuti al pubblico italiano. Giusto per precisare, la trilogia di House of Cards non è stata scritta negli ultimi tempi. Il suo primo romanzo è stato pubblicato nel 1989, a seguito di vicende politiche che lo hanno riguardato personalmente.
Lo scrittore era stato consigliere di Margaret Thatcher, all’epoca Primo Ministro. Purtroppo il mestiere del politico, come ha spiegato al pubblico ieri sera a Pordenonelegge, ha bisogno di molta forza di volontà e determinazione, non è adatto alle persone umili, perché queste persone durano poco. La politica è conquista del potere, ed è spiegato molto bene nel libro di Dobbs. “Ho visto una fotografia in cui Matteo Renzi comprava una copia di House of Cards. Gli ho scritto su Twitter spiegandogli che non è un manuale di istruzioni ma un lavoro di fantasia”, così inizia l’incontro con l’autore. Oltre alle domande di attualità relative al Referendum in Scozia, il giornalista Stefano Feltri de “Il Fatto Quotidiano” si è più volte focalizzato sul personaggio di Francis Urquhart, protagonista della storia. Dobbs si è soffermato sulla nascita del nome (le prime lettere che uscirono furono F U, significato volgare ma che denotava al meglio la personalità del personaggio) e sul contesto del romanzo. Il politico, dopo che gli esponenti del partito lo hanno accantonato brutalmente, userà tutte le forze per vendicarsi. È palese che la vicenda si riferisca proprio al torto subito da Dobbs da parte della Thatcher. L’unico obiettivo, oltre al successo, che lo scrittore è riuscito a ottenere con il libro è stato durante la prima puntata della serie britannica andata in onda sulla BBC, che uscì una settimana dopo le dimissioni della Lady di ferro. Certamente è stata una casualità, ma è stata talmente tempestiva da far credere che Dobbs sapesse di ciò che da lì a poco sarebbe successo. Molti aneddoti sono stati svelati durante l’incontro. Uno di questi, molto simpatico, riguarda Kevin Spacey. Durante la fase di produzione , Dobbs e l’attore americano si trovavano nella sala ovale della Casa Bianca (ovviamente riprodotta). In una foto lo scrittore si trovava seduto sul posto designato per il Presidente, mentre Spacey si trovava in parte a lui come se fosse un consigliere. Il giorno dopo, guardando la fotografia, notò come Kevin nel bel mezzo dello scatto gli abbia fatto le corna. Un episodio divertente, ma che sottolinea come l’attore americano sia entrato perfettamente nella parte.
Qui sotto la nostra piccola intervista allo scrittore:
- Domanda molto semplice. Quale delle serie tv si sono avvicinate di più al personaggio del suo racconto? Qual’è il suo rapporto con l’attore Kevin Spacey?
Lei fa una domanda semplice a un politico, si dovrà aspettare una risposta complicata. Quando dicevo prima che sono stata una persona fortunata, intendevo davvero dire questo. I libri hanno davvero trasformato la mia vita. La BBC ha fatto un adattamento superbo, in particolare la prima serie. Poi ci sono state delle incomprensioni sulla terza serie, ma questo non importa, questo è abbastanza tipico delle persone creative. Persone creative hanno incomprensioni. Comunque Ian Richardson ha interpretato benissimo il personaggio F U (Francis Urquhart), e poi c’è stata la serie americana, quella con Kevin Spacey. In questo caso il personaggio portava il nome di Francis Underwood, e la sua è stata un’interpretazione molto diversa, ma favolosa. Spacey probabilmente ha dato delle connotazioni ancora più cupe, ma assolutamente in linea con l’idea del personaggio.
Sapevo che Kevin Spacey è un attore brillante, ma oltre a essere un attore favoloso, è un uomo davvero in gamba. Un uomo fantastico. Un uomo di teatro. Per esempio, ha fatto una cosa molto particolare con un vecchio teatro di Londra, The Old Vic theatre, che stava per chiudere. Lo stavano per trasformare in un bar a tema. Lui decise, invece, di prendere in mano le sorti di questo teatro, e oggi lo ha trasformato nel teatro forse più importante, la compagnia più importante di tutta Londra. Quindi è una persona dalle enormi capacità, ma anche una persona umanamente grande. Per esempio ha creato una fondazione, il cui obiettivo è quello di, per così dire, ripercorrere la scala mobile al contrario. Cosa intendo dire. Lui sa di essere stato un uomo molto fortunato, e vuole dare ad altre persone, a giovani attori e registi, la possibilità di godere un po’ di quella fortuna. Quindi una persona straordinaria alla quale sono assolutamente legato. Un grandissimo artista. Domenica sarò a Baltimora. Stiamo finendo la terza serie. E non vedo l’ora.
Qui sotto il video dell’incontro
Qui il trailer della serie “House of Cards”