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Michele Caccamo

Creato il 10 agosto 2010 da Viadellebelledonne

Michele Caccamo

Nato a Taurianova (RC) il 21.12.1959, Michele Caccamo vive a Gioia Tauro, dove svolge l’attività di imprenditore ed è stato  assistente parlamentare alla Camera dei Deputati. Nel 2003 ha pubblicato il testo teatrale “Incoronato come le rose” , nel 2005 “La stessa vertigine, la stessa bocca”,  Manni editore, prefazione di Raffaele La Capria (poesie), nel 2005 “Il segreto delle fragole” (antologia),  Lietocolle editore (poesie), nel 2006 “Il pomo e la mela” (con Dona Amati),  Lietocolle editore, prefazioni di M. Zizzi e T. Cera Rosco (poesie), nel 2007 “Chi mi spazierà il mare” Editrice Zona, prefazione di Alda Merini, postfazione di Andrea Camilleri (poesie). L’ultimo libro, del quale possiamo leggere alcuni brani, si intitola Lovesickness (Gradiva 2009).

[...]
Spaziando dall’erotismo alla furia degli elementi, dal bisogno di colloquiare alla morte, il nostro poeta irrompe nei sentimenti della gente quasi secondandoli e scoprendoli poco a poco. E lo fa anticipando con una rara introspezione i contenuti del vivere quotidiano e quasi anelando per il lettore, l’uomo, un irrefrenabile bisogno di aria, respiro, una sopravvivenza mai rinunciata. C’è pure uno sfogo inedito per quello che il poeta scrive appartenendosi degnamente all’era dei poeti moderni e sensibili”.   Alda Merini su ‘Chi mi spazierà il mare’

Da   Lovesichness

“e ci riusciremo
senza altro amore
altra equivalenza
senza aspettarci nulla
campati lontani
in una tolda di gelo
a baciarci
con una bocca trasparente
un accordo nelle mani”

***

prima della tomba
voglio una canna nei polmoni
come un fuso da bandiera
e un vento dall’universo
e i pesci volanti
o le ali costruite
voglio tenermi alle tue dita
all’asse del tuo cuore
poi mi lascerò chiudere
anche in un pozzo di ferro

***

a me soltanto una catena
più forte della tua assenza
un arco di luce che mi salvi
un mare vivo a colpi di pesce
o lo scampo nella notte
amore mio protetto
sei a capo del mio volo
il cuore della sorte
non farmi affaticare
tienimi le braccia
e baciami
così riprendo fiato

***

se ci posano nelle arche
nelle vasche o nelle croci
è perché non guariremo
è già vera morte
l’ultima mossa naturale
è già pronta
e ci cadrà addosso
come una cappa di veli.
Placati nel fiato
ci troveranno infanti
alzati all’aria
in una colonia
un mondo d’anime
ci voleranno
nel vuoto d’oro
come fili dei granai
come midolli
schiere di gloria

***

e ora salti
come un’ala
una trasparenza che vola
non c’è nessuno in vista
solo il margine del fondo
e le torri d’ulivo
neanche una sillaba
forse un suono
entrato nell’erba
dai coltivatori
ma neanche una sillaba
come dai pesci

***

ma un giorno sarò quieto
con il grembiule d’argilla
e un sudario d’erba dolce
non un guscio d’aria
e una croce soleggiata
ma insenature di zinco
e pietre e zolle murate
perché non mi manchino mai
i lati spenti della terra
non avrò toppe venturose
per spiarti
ma acidi e odore di zolfo
e neanche un insufficiente vento



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