Le imprese italiane continuano a vedersi poco sul web, soprattutto quelle che avrebbe maggiormente bisogno di una presenza qualificata: secondo uno studio della Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), infatti, che ha preso in esame oltre 3mila micro-imprese in gran maggioranza con meno di 10 dipendenti, il panorama è decisamente insufficiente.
Per quanto riguarda le aziende fino a 9 addetti, solo il 61% ha un suo sito Internet. Un po’ meglio per chi si colloca tra i 10 e i 20 lavoratori, con l’87%, ma comunque si tratta di dati ben distanti rispetto alle imprese con più di 20 dipendenti, presenti sul web per la quasi totalità, il 98%.
Da qui deriva tutta una serie di dati, e riflessioni, che parlano dell’arretratezza digitale del tessuto produttivo tradizionale del Paese, quello che per decenni ha fatto le fortune italiane e che oggi si trova troppo spesso ad arrancare proprio a causa di questo gap. Spulciando il rapporto, infatti, emerge che nelle PMI italiane 1 su 10 non ha nemmeno un computer, 1 su 5 non ha un portatile e più della metà non ha un tablet (gli smartphone, invece, confermano il loro grado di penetrazione, utilizzati come sono dall’80% delle aziende).
A questo punto si potrebbe facilmente replicare che non tutte le aziende reputano Internet e il digitale fondamentale, e che per il loro business non sempre è importante avere un computer sottomano. In realtà non è così, almeno a quanto viene dichiarato dagli stessi imprenditori: per il 95%, infatti, Internet viene definito un fondamentale strumento di lavoro.
Qual è la realtà, allora? Difficile dirlo, in un tessuto complesso, diviso tra industria manifatturiera, edilizia, trasporti e servizi. La cultura del web appare ancora come una chimera distante per molti, anche se i consistenti investimenti degli operatori in questo senso stanno rendendo sempre più abbordabili anche per le aziende le linee a banda larga e ultralarga (basta consultare il comparatore di SosTariffe.it per trovare le offerte più convenienti).
È un problema soprattutto di costi, a giudicare dalle risposte date dagli interpellati, il che non è una sorpresa, nella congiuntura attuale; la situazione rischia però di essere il classico cane che si morde la coda, se è vero che anche la formazione ICT da parte delle imprese verso i propri dipendenti è molto ridotta (solo il 16% delle aziende con meno di 10 addetti, mentre per quelle che hanno più di 20 addetti la percentuale sale al 41%). Le conclusioni della Cna sono chiare: serve «costruire e realizzare un Piano straordinario per la digitalizzazione della micro e piccola impresa italiana», l’unica soluzione, per Sergio Silvestrini, segretario generale della Confederazione, «per incrementare i livelli di produttività e meglio posizionarci nei confronti dei competitor stranieri». Un piano che «deve avere un tempo di realizzazione brevissimo per accelerare il più possibile il processo di digitalizzazione e colmare quanto prima il gap digitale delle imprese italiane».