I meno giovani ricorderanno senz’altro i vecchi videoterminali da ufficio (o redazione) che, a metà degli anni Ottanta, furono soppiantati dai PC. Erano scatolotti senza contenuto. Monitor (a fosfori verdi) e tastiera, interfaccia primitiva, tutto testo senza immagini, niente mouse e hardware senza software. I programmi erano in rete. Il Cloud Computing in fondo è un ritorno al passato in chiave moderna. Così dall’anno prossimo le aziende non dovranno più installare Office su ogni singolo computer della rete. La suite di produttività più usata al mondo vivrà nei server e si prenderà in affitto.
Con 5,25 euro per utente al mese, si potranno usare Office Web Apps, Exchange Online, SharePoint Online e Lync Online, le applicazioni essenziali per la vita d’impresa. Negli uffici pubblici, invece, l’offerta parte da 2 euro fino a 20 euro mensili, per lavorare (a seconda della scelta) con Office Pro Plus, Sharepoint, Exchange e altri programmi.
In fondo anche i vecchi videoterminali facevano Cloud Computing...
Office dunque va sulla nuvola e cambia nome. Si chiamerà Office 365, come i giorni dell’anno. La sperimentazione è in corso anche in Italia, dove il Cloud Computing deve fare i conti con la banda a disposizione. E’ ovvio che se la banda non è veramente larga, tutta l’architettura va a farsi benedire. Non a caso Telecom Italia, che ha sempre l’ultima parola su fibre ottiche, centrali e ultimo miglio, ha lanciato il suo progetto Nuvola Italiana.
Office 365 includerà Microsoft Dynamics CRM Online, una soluzione mirata per le organizzazioni pubbliche e private e per scuole e università.
Piccole nuvole crescono, anche se nei paesi penalizzati dal digital divide, potrebbero degenerare in temporali.