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Ho aspettato qualche giorno per riprendere a scrivere su Destinazione Cuore Stomaco e Cervello.
L’ultima volta è successo qualcosa di diverso dal solito. Ho scritto due articoli, L’omosessualità non è una malattia e La Bambina di Neve e i #BlogLetterari, che a loro modo hanno segnato un piccolo cambiamento: ho per la prima volta avuto la sensazione di avere un immenso megafono tra le mani.
È successo soprattutto con il secondo articolo, che, diciamolo, dal punto di vista formale non è nemmeno eccezionale. L’ho scritto in pochi minuti, prima di immergermi tra calcoli e molecole, perché avevo notato che Einaudi, il giorno prima, aveva massicciamente utilizzato i blog letterari nella pagina del romanzo La Bambina e la Neve. Mi sembrava giusto segnalare l’esatto momento in cui questo era avvenuto.
Poi su twitter si è scatenato il putiferio in forma di hashtag (#BlogLetterari).
Tweets su tweets si seguivano in una discussione sui blog letterari che solo all’inizio aveva un legame con il mio articolo. Poi è esplosa all’infinito.
Guardavo i tweets e mi chiedevo “ma di che stiamo parlando?” e mi è venuto in mente un vecchio articolo dei Wu Ming (Alcuni appunti disordinati sulla twittersfera italiana) in cui i “cani sciolti italiani” spiegano in cinque punti i cambiamenti della twittersfera e la loro decisione di usare twitter in maniera diversa. Giorni prima avevo commentato il loro articolo, non capendone forse l’essenza. Dopo l’esperienza snervante con l’evanescente trending topic #BlogLetterari (lo è stato per alcuni minuti), ho capito che i Wu Ming avevano ragione. Per quelli di Giap deve essere ogni giorno così.
Questo mi ha portato a riconsiderare il mio blog, la mia maniera di scrivere, a leggere articolo per articolo i blog di altissimo livello come Giap, Carmilla, Finzioni, solo per citarne alcuni. Sono blog in cui scrivono molte persone, spesso altamente qualificate nell’ambito della letteratura e a cui partecipano scrittori del calibro di Genna ed Evangelisti, solo per citarne un paio.
E e allora mi sono chiesto quale sia il mio ruolo, se ne ho uno, in tutto questo. Io che avevo iniziato a bloggare per esprimere la mia creatività repressa e depressa in un terribile splinder, con lo scopo di far conoscere Zagreb e di dire la mia umile mia. Salvo ritrovarmi a scrivere di musica, di cinema o di politica, a volta anche in forma di reportage. Come con “Keine Macht den Dogmen” (ovvero: Berlino manifesta contro la visita del Papa), in cui facevo notare le non-innocenti imprecisioni di Repubblica che, in un trafiletto sotto a un video, scriveva di “dozzine di manifestanti” contro le migliaia documentate dai giornali tedeschi (e dalle mie foto).
Quando il cervello (e lo stomaco e il cuore) mi è andato in fumo, mi sono arreso e ho concluso che è difficile comprendere il mio ruolo quando nemmeno il ruolo dei blog, letterari?, è così definito.
… Ora mi scappa un sorrisino solitario mentre guardo dei fiocchi di neve appoggiarsi sulla mia finestra berlinese. Penso che come per lo scrittore, anche per il blogger, la cosa più difficile è proprio continuare a scrivere.
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