Osservando diacronicamente la filmografia di Allen e mettendo da parte quelle pellicole che in modo programmatico volevano proporsi come più “Bergman-ianamente” impegnate quali Interiors (Interiors, 1978), Settembre (September, 1987) e Un’altra donna (Another Woman, 1988), notiamo che, a partire da Melinda e Melinda del 2004, la sua verve comica comincia a scemare, lasciando spazio ad una visione esistenziale leggermente più cupa. Con Midnight in Paris, Allen ritrova la sua tradizionale leggerezza e ilarità, che nell’ormai senile riflessione si vela di una nota inevitabilmente nostalgica. Ritornano tutti i tòpoi e le ossessioni dell’opera del signor Konigsberg: relazioni di coppia assolutamente inesplicabili, la morte e i suoi antidoti (farmaci, sesso e terapia), le citazioni colte; ma nella magica Parigi i sogni, le aspirazioni trovano un modo per diventare reali: i miti artistici del regista diventano, da riferimenti verbali, personificazioni, quasi allegoriche, di modelli morali.
Sotto questo punto di vista, sono mirabili l’interpretazione oltremodo virile di Corey Stoll nei panni di Hemingway, la visionarietà “rinocerontesca” di Dalì (Adrien Brody), la saggezza della virago Gertrude Stein (Kathy Bates) e la razionalità di un Buñuel (Adrien de Van) che «no intiende» la trama de L’angelo sterminatore. Da buon regista metropolitano, Woody Allen riprende una splendida Parigi, lontana dai soliti cliché da cartolina: la veduta absidale della cattedrale di Notre-Dame, un po’ nascosta delle fronde degli alberi; la piramide della Cour Napoléon di Ieoh Ming Pei e una delle due sale ovali del Musée de l’Orangerie come metonimie del famosissimo Louvre. Chissà come dipingerà l’Italia nella sua prossima pellicola Nero Fiddled: anfiteatri e cattedrali o ville adibite a postriboli di lusso?
Mi sembra dovuto almeno un accenno alla presenza di Carla Bruni sul set, dato che molta della pubblicità, nel senso “gossiparo” del termine, si è sviluppata intorno alle vicende della coppia politica francese: niente più che un cammeo, rilevante solo per la giustezza resa alla biografia di Rodin (Camille Claudel è stata l’amante e non la moglie dello scultore de Le Penseur). Midnight in Paris dimostra che il talento non è un’opinione ed entra a pieno titolo nella lista dei lavori più belli di Woody Allen: una pellicola per tutti i sognatori desiderosi di destarsi dal loro torpore.